Il prezzo più alto

di Luigi Sparapano

In attesa del Bambino. Le attese dei bambini.

Questo il titolo della rubrica, in terza pagina, che accompagnerà il lettore nel tempo di Avvento e Natale. Titolo che esplicita da subito l’intenzione di voler dedicare attenzione all’universo e alle attese dei più piccoli, molto spesso trascurati, soprattutto quando le preoccupazioni ‘importanti’ occupano i pensieri del mondo adulto.

Il 20 novembre è la data che l’Onu ci propone per porre a tema i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e diverse apprezzabili attività di sensibilizzazione sono state svolte nelle scuole come nelle associazioni del nostro territorio. Stranamente, ci siamo ritrovati a ricordare i diritti dei bambini ai bambini stessi, trascurando che i trasgressori forse non sono loro.

Le statistiche pongono serie questioni e l’Unicef le rilancia nel Rapporto 2011: ‘Le condizioni di vita dei minori nel mondo sono oggi ancor più minacciate dagli effetti dei cambiamenti climatici, dalla rapida urbanizzazione e, soprattutto dalla recessione economica e dall’aumento della disoccupazione. Degli 1,2 miliardi di adolescenti nel mondo nove su dieci vivono nei Paesi in via di sviluppo dove a milioni di persone sono negati i diritti fondamentali alla tutela, un’istruzione di qualità, assistenza sanitaria, e sono esposti ad abusi e sfruttamento’.

Rispetto a tanto registriamo ancora una volta la grave defaillance dei 193 Stati che, aderendo alla Convenzione, hanno il dovere di dar conto dell’attuazione dei diritti dei bambini sul proprio territorio. L’Italia non è da meno, se è vero che, come afferma l’organizzazione Save the Children Italia , ‘sono i minori a pagare il prezzo più alto della crisi’. Alcuni dati desunti dall ‘Atlante dell’Infanzia (a rischio)’ diffuso dall’associazione in occasione della Giornata: sui 10 milioni 229 mila minori presenti nel nostro Paese, ben ‘1.876.000 vivono in povertà relativa, cioè in famiglie che hanno una capacità di spesa per consumi sotto la media, e ben 653 mila in condizione di povertà assoluta e deprivazione materiale, cioè sono privi dei beni essenziali per il conseguimento di uno standard di vita minimamente accettabile’.

A leggere il dossier sembra che siano proprio le famiglie con minori a carico a pagare il prezzo più alto della recessione, infatti ‘negli ultimi anni la percentuale delle famiglie a basso reddito con un minore è aumentata dell’1,8%, e tre volte tanto (5,7%) quella di chi ha due o più figli’.

Del resto, in Italia non ci sono provvedimenti adottati per arrestare la povertà dei più piccoli e quelli che ci sono sulla carta non si sono tradotti operativamente; per combattere la dispersione scolastica e il recupero delle competenze di base, nelle regioni meridionali tra cui la Puglia, sono stati messi in atto in questi anni innumerevoli progetti PON e POR. Ma l’impressione generale, forse non soltanto un’impressione, è che i fondi stanziati e le attività poste in essere siano ricadute soprattutto su bambini e ragazzi già integrati e con buone competenze di base. Molto carente un sistema di monitoraggio di quanto si progetta e dei risultati realmente conseguiti.

Al nuovo Governo, al quale in questi giorni andiamo rivolgendo tutti gli appelli possibili e riponiamo ogni speranza, dopo decenni di gravi tolleranze e responsabilità, affidiamo anche le preoccupazioni per una politica di tagli alle risorse che possa avere gravi impatti sulla condizione dei minori. Ma non sarebbe un atteggiamento autorevolmente adulto delegare ad altri e non assumere per sè quella responsabilità quotidiana, feriale, di accompagnamento che si opera giorno per giorno con le nostre parole, i gesti, gli esempi di vita buona, la dedizione del nostro tempo, l’ascolto assertivo, la fiducia e la fermezza. In quanto cristiani, poi, sappiamo che  chi accoglie i più piccoli, accoglie Gesù. E allora assumiamo volentieri in questo tempo l’impegno di un occhio particolare e un’attenzione concreta ai più piccoli.