Il traguardo del trentesimo anniversario della Casa di Accoglienza “don Tonino Bello” cade a quasi un anno dalla visita del Santo Padre Papa Francesco a Molfetta. Suggello e riconoscimento dell’opera, mai spenta e sicuramente bisognosa di rinascita, che ha sede in via Pisacane, nello stabile messo a disposizione dalle Suore Francescane Alcantarine a Molfetta.
Accogliere è uno dei verbi più emblematici di tutto il magistero di Mons. Bello e di Papa Francesco, che in qualche modo sono la risultante, la traduzione del verbo che Gesù stesso è venuto a predicare nella sua vita terrena, tanto da dire “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me” (Mc 9,37). Il Servo di Dio don Tonino lo ha preso alla lettera: aprendo la sua casa, l’episcopio, la CASA a Ruvo, questa Casa di accoglienza, proprio nel nome di Gesù. La Casa di Molfetta è aperta ai poveri, agli abbandonati, ai bisognosi di ogni specie di aiuto, di ogni classe sociale. Ogni giorno circa trenta pasti vengono soddisfatti per chi magari non ha un rifugio, non ha un punto di riferimento, non ha una persona che lo accolga. Perché non si tratta solo di dare un piatto caldo, ma anche una pacca sulla spalla, dire un buongiorno, chiedere qualche notizia sulla propria vita…
A 30 anni dalla sua nascita posso dire che il centro è vivo ed efficiente. Tuttavia ha bisogno ancora di essere rilanciato ed è quello che stiamo cercando di fare con mezzi umani e mezzi della Provvidenza, riprendendo la sua originaria vocazione, perchè possa essere un segno profetico sul nostro territorio, diocesano e non solo. Questa iniziativa di Mons. Bello ne ha gemmate altre: per esempio la mensa della Casa della Misericordia presso la chiesa di San Domenico a Molfetta; in Piazza Municipio c’è un altro centro di accoglienza per minori con attività di ascolto, un doposcuola per bambini meno abbienti; due famiglie sono state accolte presso i locali di una comunità parrocchiale, alla Madonna della Pace; un centro sanitario presso l’Opera don Grittani… e altre iniziative nelle altre città. Pare sia tutta una gemmazione di questi semi di carità e di profetica vicinanza ai più poveri che noi vogliamo coltivare e affidare alle future generazioni. Confido molto nella responsabilità di chi ha gestito e di chi sarà chiamato in qualche modo a prendere questa eredità.
Non posso che ringraziare coloro che hanno contribuito alla edificazione e conservazione di questi ambienti. Mi auguro che anche con il loro sacrificio e con il saper fare di tanti, noi possiamo offrire sia un’assistenza di emergenza, sia un’accoglienza diurna che mi auguro possa passare anche ad una notturna. Faccio appello quindi anche a tanti volontari perché se ci avvicendiamo indubbiamente il peso sarà condiviso e diventerà motivo d’orgoglio, di grande gioia spirituale e umana.
Grazie a tutti e buon cammino!
di Mons. Domenico Cornacchia