Natale: la gioia di sentirsi amati!

di Mons. Luigi Martella

Un Natale difficile ancora quello di quest’anno. Risuonano ovunque le voci della crisi. Esse condizionano pesantemente il clima che si respira nelle case, nelle strade, nelle scuole, negli ambienti di lavoro, perfino negli ambienti ecclesiali; si diffonde un’aria di mestizia e di incertezza, di tristezza e di rassegnazione. Eppure, non è assente in ogni uomo, anche il più lontano, il desiderio che qualcosa avvenga, che faccia luce nei non pochi problemi che ci sovrastano. La speranza ‘bambina’ (Peguy) suscita le domande: «Sentinella, quanto resta della notte?» (Is 21, 11), quando verrà l’Atteso? Che sarà mai della nostra vita?

A queste domande, il Natale apre un varco: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9, 1). E chi è questa luce? «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9, 5). Cristo è la Luce, quella vera, che illumina ogni uomo (cf Gv 1, 9).

Il Natale vuole essere per tutti un ‘sussulto’, che scuote fortemente: il Signore viene e, se Lui viene, ogni carne vedrà la salvezza (cf Lc 3, 6). Natale non è un vuoto godimento, una mera illusione, ma la gioia di sentirsi amati gratuitamente, nonostante i nostri limiti: «Egli viene e con lui che viene, viene la gioia. Se lo vuoi ti è vicino. Ti parla anche se non gli parli; se non l’ami, ti ama ancora di più. Se ti perdi, viene a cercarti; se non sai camminare, ti porta. Se tu piangi, sei beato per lui che ti consola» (don Primo Mazzolari). Occorre, perciò, non perdersi d’animo e aprire la porta del proprio cuore all’Eterno che viene nel tempo.

Dinanzi a Gerusalemme, devastata e ripiegata sul suo smarrimento, dove serpeggiano scoraggiamento e rassegnazione e dove non c’è più speranza, Isaia ha parole profetiche: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio’ Egli viene a salvarvi» (cf Is 35. 4).

Nonostante tutto, possiamo ringraziare il Signore per il bene costruito insieme e di cui tutti beneficiamo. Mi sembra tuttavia necessario riprendere un autentico slancio, dando impulso evangelico al vissuto ecclesiale, ed è necessario che ritorni veramente, in tutti, la voglia di servire e perseguire il bene comune. Il nostro cuore non si chiuda alla speranza: Dio rende possibile l’impossibile. Ancora il profeta: «Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa» (Is 35, 1). Viene il Signore Gesù e si fa presenza in noi. Si fa presenza nei poveri, nei deboli, negli emarginati, nei sofferenti, in coloro che abitano le periferie della storia. Egli fa nuova la vita ed il cuore di tutti coloro che si lasciano invadere dal Suo Spirito. Questo è Natale! Pace. Vi benedico

 

+ don Gino, Vescovo