Papa Francesco visto da vicino

Mons. Luigi Martella

Tredici maggio 2013, ore 11.00 incontro con Papa Francesco.

È stata un’esperienza bellissima, indimenticabile, una di quelle occasioni che ti lasciano il cuore appagato, gratificato, soddisfatto, entusiasta.

Papa Francesco è davvero un uomo straordinario, pur nella sua disarmante semplicità; chiamato a guidare la barca di Pietro in un momento storico particolarmente complesso e problematico. La Provvidenza ha voluto che proprio agli inizi del suo ministero di pontefice, lo incontrassimo, noi vescovi della Puglia, per la visita ad limina. Una visita che i vescovi effettuano ogni cinque anni presso la tomba del principe degli apostoli, non solo in segno di omaggio, ma anche per sottolinearne la successione e la collegialità. Lo abbiamo visto, lo abbiamo incontrato, gli abbiamo stretto la mano e guardato negli occhi profondi ed espressivi: si leggeva lo stupore e la sorpresa, la dolcezza e l’amabilità, l’umiltà e la paternità. Gli abbiamo detto grazie. Per tutto. Gli abbiamo manifestato la nostra gioia, per aver detto sì ad una chiamata difficile e per aver accettato un peso nient’affatto leggero nonostante la sua non più giovane età. Gli abbiamo portato anche l’affetto di tanti fedeli i quali, sapendo del nostro incontro, ci hanno raccomandato: ‘Salutateci il Papa, ditegli che gli vogliamo bene!’. Non è mancata poi la sorpresa di vederlo come ‘coinquilino’ nella Domus Sanctae Marthae. È rimasto lì dove alloggiava durante il conclave, in una piccola suite di due stanze e servizi. Si può dire che abbia scelto di fare vita comune: lì mangia, lì dorme, lì studia, lì prega, lì incontra la gente di passaggio, lì conversa fraternamente con i gruppi che ogni mattina si recano alla messa presieduta da lui. Intorno alle ore 10, in mattinata, si reca nel palazzo apostolico per accogliere le visite di rappresentanza e per le pratiche di governo della Chiesa universale. Rientra per il pranzo intorno alle 13-13.30, un breve riposo e poi di nuovo a lavoro. Alle 19, nella cappella della Casa sosta in preghiera fino alle 20, ora della cena. Entro le 21 ritorna in camera. Dicono i bene informati che va a letto presto, intorno alle 22.30, e si alza prestissimo la mattina, alle quattro e mezza.

Averlo incontrato sia personalmente sia in gruppo di vescovi (eravamo in dodici nel nostro) è stata una soddisfazione grande. Nella breve conversazione personale, dopo il saluto, gli ho parlato della nostra Chiesa di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, senza trascurare il fatto che il nostro è un territorio che conta tanti emigrati, anche  in Argentina, in particolare a Buenos Aires. Nel quartiere La Boca, ormai, ci sono generazioni di molfettesi. Gli ho pure detto che nel 2002 ho compiuto, con una delegazione congiunta da civili guidati dall’ora sindaco di Molfetta ed alcuni ecclesiastici, un viaggio proprio in Argentina, e che tra i numerosi incontri, uno molto speciale è stato quello con l’Arcivescovo  della capitale, proprio con il Card. Giorgio Mario Bergoglio. Egli mi ha risposto di aver sentito parlare di Molfetta, proprio attraverso i nostri emigrati. A quel punto mi è venuto spontaneo dirgli: ‘Santità, venga a Molfetta, saremmo molto felici!’. In risposta ho ottenuto un bel sorriso, ma mi sono accorto che la richiesta era prematura. Forse egli pensava ai tanti programmi che aveva già in agenda.

Dopo la rituale foto, ad uno ad uno, ci siamo accomodati su poltroncine, in cerchio, intorno al Papa. È cominciata la conversazione durata quasi un’ora e mezza. Ha cominciato mons. Cacucci e poi via via, ogni vescovo ha presentato un aspetto della situazione sociale e pastorale in Puglia. Per quanto mi riguarda, ho sottolineato due cose: la bontà della gente della nostra regione e la vocazione tipica delle nostre popolazioni, cioè il fatto che la Puglia è terra di accoglienza e terra di emigrazione. Inoltre, ho ricordato che la Puglia è un ponte gettato verso l’oriente e quindi ha una vocazione anche ecumenica, soprattutto con l’ortodossia.

Ho visto quest’uomo di Dio tanto coraggioso e amabile ma consapevole della sua fragilità e pertanto egli si affida alle nostre preghiere. Per due volte mi ha chiesto: preghi per me! Si è sentito molto gratificato quando gli abbiamo detto che gli vogliamo bene e che la nostra gente è ammirata della sua persona, che è circondato da tantissimo affetto. Lui si è schivato dicendo che non era opera sua ma un dono di Dio. Non ha mancato di mostrare il suo arguto humor di fronte alla domanda: ‘Santità, come sta? Come si trova qui? Egli con il sorriso sulle labbra ha risposto: ‘Quando vedevo che i voti in conclave salivano non ho perso la pace. Pertanto, dormo bene qui’. Subito dopo ha aggiunto: ‘Ma c’è tanto da fare’. Lo abbiamo incoraggiato a proseguire su questa linea perché siamo con lui.

Poi ci ha parlato con tanta tenerezza di Benedetto XVI: ‘Quando l’ho incontrato la prima volta a Castelgandolfo, ho notato che aveva una memoria lucidissima ‘  ha detto ‘ anche se fisicamente provato. Ora sta decisamente meglio’. Infine, ha voluto fare una confidenza, quasi una rivelazione: Benedetto XVI sta terminando di scrivere l’ enciclica sulla fede che sarà firmata da Papa Francesco. In seguito,  intenderà egli stesso approntare la sua prima enciclica sui poveri: Beati pauperes! La povertà ‘ ha precisato – intesa non in senso ideologico e politico, ma in senso evangelico.

Il tempo a nostra disposizione è passato, velocissimo, ma vi assicuro che sia il Papa sia noi vescovi saremmo rimasti volentieri ancora a lungo in gradevole conversazione. La tentazione di Pietro di rimanere sul Tabor aveva sfiorato anche noi.

 

+ don Gino