Pellegrinaggio di fede e di speranza

di Giuseppe de Candia

Nel messaggio della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno, Benedetto XVI ricorda che: ‘Fede e speranza riempiono spesso il bagaglio di coloro che emigrano, consapevoli che con esse noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino’ (Enciclica Spe salvi, 1).

Fede e speranza formano un binomio radicato nel cuore di tantissimi migranti. Essi desiderano una vita migliore perchè vorrebbero lasciarsi alle spalle la disperazione. Anelano a costruire un futuro animati dalla profonda fiducia che Dio non abbandona le sue creature e tale conforto rende più tollerabili le ferite dello sradicamento e del distacco, magari con la riposta speranza di un futuro ritorno alla terra d’origine.

Nel vasto campo delle migrazioni la Chiesa è per l’accoglienza: sperimentare relazioni nuove e ospitali, incoraggiamento a contribuire al benessere dei Paesi di arrivo con le proprie competenze professionali, la testimonianza della propria fede, che dona impulso alle comunità di antica tradizione cristiana, incoraggia ad incontrare Cristo e invita a conoscere la comunità cristiana.

Naturale che la Chiesa, sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana, è per il diritto della persona ad emigrare e prima ancora per il diritto a non emigrare.

Il Santo Padre condanna nel messaggio un ‘mero assistenzialismo’ e invita a promuovere soprattutto ‘l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicurare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri’.

È un invito per noi a continuare il cammino di riconoscimento della cittadinanza dei minori stranieri nati in Italia – oltre 650 mila – iniziato nella Settimana sociale dei cattolici italiani a Reggio Calabria nel 2010.

Carissimi migranti, il volto di Dio che cercate, possiate trovarlo nei gesti di bontà della nostra grande regione che Mons. Bello ha definito ‘Arca di pace e non arco di guerra’.