Vino nuovi in otri nuovi

di Luigi Sparapano

Ne hanno parlato e scritto in pochi, ma il secondo convegno del Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro, svolto a Todi a fine ottobre, è stata una grande opportunità di confronto per mettere insieme quello che rimane del desiderio di una buona politica. Occasione che potrebbe essere emulata ulteriormente a livello locale.

Il documento finale prodotto esprime in più passaggi questo desiderio che, nei cattolici principalmente, non può sopirsi nonostante il desolante contesto di grave crisi morale, politica ed economica: ‘l’apertura di un nuova fase politica in forte discontinuità con la precedente’.

Forse il passaggio centrale, a mio avviso, sta però nella consapevolezza che ‘la grave crisi morale e insieme la costante erosione di consensi, rende quindi oggi necessario un percorso che consenta, entro i prossimi appuntamenti elettorali, di generare proposte nuove tanto nel contenitore quanto nei contenuti’.

Vino nuovo in otri nuovi, appunto.

Il sistema politico non riesce, di per sè, a rigenerarsi; personaggi che si traghettano impunemente dalla prima, alla seconda e alla terza Repubblica, quasi chiamandosi fuori dalle responsabilità di dinamismi che hanno portato a questo stato di cose. Può certo risultare irriverente, almeno nella forma, il termine ‘rottamazione’, ovvero il mettere da parte coloro che hanno fatto storia nella politica partitica e parlamentare e sono anche corresponsabili dei disastri degli ultimi decenni che oggi noi paghiamo; ma respingerei anche il ‘riciclaggio’ di coloro che, ritenendosi indispensabili alla cosa pubblica, pretendono di ricollocarsi a tutti i costi.

Vino nuovo in otri nuovi!

Non c’è dubbio, si dice nel documento di Todi, che chi è stato protagonista di un sistema asfittico e di contrapposizioni durissime, non può ad un tratto farsi artefice del cambiamento. Il Forum riconosce al governo Monti, ‘l’indubbio merito di aver ridato dignità alle istituzioni, garantito una forte ripresa di credibilità del Paese a livello europeo e internazionale, divenendo una risorsa per la costruzione dell’Europa politica’. Peccato – è il mio pensiero – che gli stessi meriti non gli possono attribuire le famiglie e i redditi da lavoro dipendente, poco sostenute dall’azione di governo, mentre i grandi patrimoni rimangono quasi illesi.

E allora quale uva pigiare per il vino nuovo? E dove forgiare i nuovi otri?

Anche in questo Todi prende atto che all’incapacità delle forze politiche di riorganizzare l’offerta politica occorre mettere in campo le risorse migliori presenti sul territorio: ‘Noi, soggetti della società civile ed espressione di un’ampia parte del mondo cattolico italiano, ci sentiamo responsabili di far sentire la nostra voce e dare il nostro apporto, nei termini e nei modi che sono propri a ciascuna organizzazione’. Come?

Anzitutto dando seguito alla stagione inaugurata dal governo Monti, per non retrocedere su quanto fatto sulla linea del risanamento e dare sviluppo alla fase di rilancio in una logica di equità sociale.

C’è un punto che il Forum indica appena e che andrebbe invece urlato in faccia a quanti si propongono a servizio del bene comune, ed è un deciso e drastico impegno per la riduzione dei costi della politica, andando a scardinare, in primis, quel perverso meccanismo che correla il reddito di politici con quello di magistrati e alti funzionari dello Stato. Se è difficile e non immediato farlo costituzionalmente, è tempo che lo si faccia personalmente, con scelte nette di autoriduzione che non siano solo demagogiche ed elettorali. Credo che la gente non ne possa più di dare credito a chi pretende di mettersi a servizio del bene comune a suon di decine di migliaia di euro mensili. Chiamatelo pure populismo o qualunquismo, ma il vino buono non si fa in otri d’oro!

Un appello forte giunge alle associazioni di categoria, ai gruppi e alle comunità ecclesiali perchè tornino ad essere quelle botteghe in cui forgiare il legno, investire in processi formativi seri e non semplicemente aggregativi, stillare valori e criteri irrinunciabili per un senso di cittadinanza e di bene comune autentico. Una responsabilità che per noi cattolici è indilazionabile.