Venerdì 27 marzo, alle ore 18, Papa Francesco presiederà un momento di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro, con la piazza vuota, come ha annunciato lui stesso il 22 marzo scorso, al termine della preghiera dell’Angelus trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico. Il Santo Padre ha invitato tutti a partecipare spiritualmente, attraverso i mezzi di comunicazione, per ascoltare la Parola di Dio, elevare una supplica in questo tempo di prova e adorare il Santissimo Sacramento. Al termine della Celebrazione il Santo Padre impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria. L’appuntamento di domani non sarà soltanto una delle tante “prime volte” che hanno costellato questi primi sette anni del pontificato di Bergoglio, ma assume la portata di un evento storico, perché incastonato in un altro contesto eccezionale: l’emergenza sanitaria di dimensioni planetarie, provocata della pandemia di Covid-19 in atto nel mondo. Per rintracciare qualche precedente in qualche modo analogo, bisogna risalire al pontificato di Giovanni Paolo II. In un contesto geopolitico difficile e travagliato, durante l’Anno Santo della Redenzione, il Papa polacco il 25 marzo 1984 – tre anni dopo l’attentato del 13 maggio 1981 in piazza San Pietro – fu protagonista di un solenne “atto dell’affidamento, della consacrazione del mondo, della grande famiglia umana, di tutti i popoli” alla Madonna di Fatima, nella basilica vaticana. “Oggi si sono volute affidare le sorti del mondo, degli uomini, dei popoli al tuo cuore immacolato – aveva detto tra l’altro in quell’occasione Giovanni Paolo II, davanti alla statua della Madonna di Fatima proveniente dal Santuario omonimo – per arrivare al centro stesso del mistero che è più forte di tutti i peccati dell’uomo e del mondo, del mistero in cui si può vincere il peccato nelle sue diverse forme, in cui si può incominciare, inaugurare un mondo nuovo”.
Il momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia in programma domani durerà circa un’ora, informa la Sala Stampa della Santa Sede. Nei pressi del cancello centrale della Basilica Vaticana saranno collocati l’immagine della Salus Populi Romani e il Crocifisso di San Marcello, davanti al quale il Papa aveva pregato il 15 marzo scorso, dopo aver raggiunto a piedi l’omonima chiesa in una Roma deserta, per “invocare la fine della pandemia che colpisce l’Italia e il mondo”. Dopo l’ascolto della Parola di Dio, Papa Francesco terrà una meditazione. Il Santissimo Sacramento sarà esposto sull’altare collocato nell’atrio della basilica di San Pietro. Dopo la supplica, seguirà il rito della Benedizione eucaristica “Urbi et Orbi”. Il card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro, pronuncerà la formula per la proclamazione dell’indulgenza.