Consulta delle Aggregazioni Laicali

Forzare l’aurora a nascere. Pensare il presente agire il futuro. Proposte del laicato diocesano

Documento consegnato al Consiglio Pastorale Diocesano

Tre scelte di fondo e tre scelte di campo nel documento della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali, datato 13 giugno e presentato al Consiglio Pastorale nella seduta del 18 giugno 2020

Premessa
Il periodo storico in cui siamo tuttora immersi ci ha posti di fronte a scenari assolutamente inaspettati, urgenze cui far fronte, emergenze in campo sociale, economico, sanitario, educativo. Anche la comunità ecclesiale ha risentito di questa fase di isolamento, disagio, difficoltà. Dopo un primo momento di smarrimento, ciascuno ha provato a mettere in campo ogni risorsa possibile per rispondere degnamente all’emergenza, esprimendo vicinanza alle persone nei modi e nei tempi che siamo riusciti a concepire e a vivere. Tanto si è fatto nella condivisione della Parola e nella cura alle povertà più evidenti. Durante questo periodo, da laici, abbiamo avvertito la responsabilità di interrogarci e porre, all’interno della nostra Chiesa locale, l’attenzione a snodi importanti, da cui ripartire per un cammino pastorale che tenga in debito conto questa esperienza umana inedita, dando ad essa modo di parlare ed interpellare le nostre coscienze cristiane, ma anche le nostre prassi, così da rimodulare ogni progettazione, proposta, attività sulle reali necessità di questa storia e di questa geografia. L’abbiamo fatto avviando una riflessione che fosse il più possibile aperta ad ogni contributo, invitando ciascuna realtà laicale ecclesiale, ma anche i singoli laici a riflettere, interagire, proporre, condividere pensieri e prospettive, attivando così un processo virtuoso di coinvolgimento, dialogo, confronto e messa in comune. Nell’economia di un esercizio di discernimento che sicuramente investirà tutta la Chiesa locale, affidiamo al nostro Vescovo e al Consiglio Pastorale Diocesano questo documento, sintesi del percorso compiuto, che ci ha visti impegnati a dare ragione dell’amore e dell’attenzione alla nostra realtà diocesana e al suo futuro, in termini di concreta passione per Gesù Cristo e per le persone alle quali ci è dato di camminare a fianco.

1.LE SCELTE DI FONDO
Ci sono scelte, che probabilmente non costituiscono una novità, ma si impongono, oggi più che mai, per la loro importanza e urgenza, soprattutto riguardo all’individuazione di un modus agendi, di uno stile che deve caratterizzare il nostro essere Chiesa, come richiesto da Papa Francesco nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium e nella enciclica Laudato si’.
Anzitutto la necessità di camminare insieme, individuando le priorità su cui focalizzarsi e agire. A nessuno è chiesto di rinunciare al proprio unicuum, sentirsi chiamato a fare o ad essere ciò che non è. Tuttavia è urgente convergere su alcune importanti priorità, da declinare secondo il proprio carisma e le proprie peculiarità, per non continuare a procedere su vie parallele. Questo comporta lo sforzo di pensare, elaborare insieme gli obiettivi da perseguire. Parole come sinodalità e corresponsabilità, richiamate in tanti documenti del magistero, vanno concretamente vissute, incarnate, rivitalizzando luoghi e organismi di partecipazione, a livello parrocchiale come a livello diocesano, per darci occasione di operare un paziente discernimento comunitario, con tutta la fatica che confronto ed ascolto reciproco comportano, per giungere ad una condivisione di obiettivi e scelte operative.
Altra premessa necessaria e subordinata a quanto sopra, è la necessità di essenzializzare larga parte dei nostri percorsi e delle nostre proposte. Abbiamo sperimentato in questo tempo quanto possano essere superflui molti degli appuntamenti offerti in maniera reiterata. Questo è il momento di capire ed individuare insieme ciò che veramente vale la pena di promuovere, tenuto conto delle nuove, sopravvenute esigenze dovute ad un tempo personale sempre più occupato dal lavoro, rispetto al quale “dosare” i nostri interventi con discrezione ed intelligenza, avendo cura di non sottrarre spazio alle persone per la costruzione di legami affettivi, familiari, relazionali. L’essenzialità va assunta come cifra di una Chiesa che riduce la quantità a favore della qualità, con la consapevolezza che annunciare la Buona Novella esige la capacità di coniugare senso del limite e senso di responsabilità. Un’essenzialità che si gioca anche sul versante spirituale: meno devozionismi, meno attenzione a pratiche rituali, a favore di una fede più sostanziale, che dia senso e direzione alle nostre vite.
Infine riteniamo importante nell’attuale momento storico imparare ad unire le forze, rafforzare il rapporto con le istituzioni, coordinare la presenza sul territorio, fare rete con tutte le realtà, anche quelle del mondo civile e sociale, per “organizzare la speranza”, intrecciando competenze e risorse, evitando solipsismi e moltiplicazione di servizi paralleli, concorrendo in questo modo a ricreare una immagine di comunità che sostiene, supporta, accompagna. Occorre quindi essere presenti e propositivi, promuovere tutti gli organismi e i tavoli di confronto e di lavoro che si dedicano al raggiungimento di questi obiettivi, continuando a partecipare ad esperienze già consolidate in alcuni nostri comuni, rivitalizzando altre che stentano a decollare. Auspichiamo pertanto che ogni comunità parrocchiale possa inserirsi, laddove esistano, o dar vita ai comitati di quartiere, in cui, insieme alle più svariate realtà operanti sul territorio, ci si impegni concretamente per la crescita della cultura della cittadinanza, della legalità e del rispetto dell’ambiente.

2. TRE SCELTE DI CAMPO
Sono sotto gli occhi di tutti alcune urgenze, gli ambiti più innervati di fragilità, su cui confrontarci: lavoro, educazione, famiglia. Le proposte qui espresse non vanno concepite come elenco di attività da sovrapporre e aggiungere all’esistente; vanno piuttosto lette in modo intrecciato e collegato, perché emerga una condivisione di idee e la possibilità di individuare alcune scelte operative comuni.

2.1. LAVORO
La crisi lavorativa, figlia del lockdown, rappresenta una delle grandi voragini che si sono aperte e rischiano di inghiottire nel precipizio gli equilibri di un’economia già precaria e minata, con danni irreversibili soprattutto per piccole e medie imprese, conseguenze pesanti per le famiglie e il loro tenore di vita, crescente divario socioeconomico tra ricchi e poveri. Ci vorrà tempo per reinventarsi e ripartire davvero. Intanto occorrerà vigilare e intervenire perché sia scelta la direzione di uno sviluppo giusto e sostenibile, garantire dignità a chi perde il lavoro, offrire occasioni di rilancio a chi ha bisogno di riproporsi sul mercato. Come Chiesa siamo consapevoli che questo è un banco di prova per esprimere reale vicinanza alla problematiche della gente. Da un lato occorre chiedere, a fianco dei lavoratori, tutele e impegni a mantenere posti di lavoro. Dall’altro studiare e sostenere forme di supporto, aiuto, per evitare il rischio di far insinuare in questo ruolo la criminalità organizzata, col moltiplicarsi di forme illegali parallele e fenomeni quali lavoro nero, mercato nero, usura, gioco d’azzardo.

Proposte

  • Elaborare un sistema virtuoso che incentivi piccole e medie imprese, oltre che solidarietà sociale:
  • Consentire a tutti l’accesso alla conoscenza, per rimettere in moto creatività, mobilità sociale e innovazione attraverso sportelli ed infopoint anche on line;
  • Istituire un fondo per il finanziamento e il sostegno con la formula del microcredito;
  • Creare reti solidali di commercianti nei quartieri o nelle città, a cui sia garantito l’acquisto delle merci a fronte di un loro comprovato impegno ad attivare distribuzioni solidali e gratuite;
  • Impiantare un sistema di GAS (Gruppi di acquisto solidale) a livello locale, che incentivino acquisti a kilometro zero da agricoltori del nostro territorio;
  • Proporre nei quartieri esperienze di pane, carne, frutta “sospesi”, a favore di famiglie ed anziani in difficoltà.

2.2. EDUCAZIONE
L’impegno educativo caratterizza da sempre e veicola il nostro annuncio cristiano. La grave crisi economica in atto richiede inoltre di ricalibrare i nostri percorsi puntando fortemente sugli stili di vita, valorizzando la sobrietà come forma di rispetto per chi non ha e consapevolezza del reale valore delle cose e della loro importanza.
Con l’avvento dirompente di modalità d’incontro e di comunicazione on line, lo sforzo educativo va nella direzione di rendere la nostra comunicazione “etica”, nei modi, nel linguaggio, nei giudizi, nel rispetto della persona, dei suoi tempi e della sua privacy, rendendo questa strumentazione un servizio, da imparare a gestire con attenzione e correttezza nei nostri gruppi e nelle nostre realtà ecclesiali anzitutto, ribadendo l’etica del volto e la necessità di continuare ad essere volti rivolti.
Anche temi quali il rispetto dell’ambiente, della pace e del disarmo vanno implementati e richiamati con molta più convinzione, integrandoli nei nostri ordinari percorsi. Vanno spiegati gli effetti devastanti del degrado ambientale, del consumo smodato delle risorse naturali, dell’inquinamento, sul nostro presente e sul nostro futuro anche sanitario, assumendo il paradigma dell’ “ecologia integrale” e concretamente mettendo in atto atteggiamenti virtuosi già nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità e nelle nostre città.
Va evidenziata la stringente consequenzialità tra le logiche perverse della produzione e commercio delle armi ed il persistere di guerre e sottosviluppo, insieme ai fenomeni migratori che tanto ci interrogano.
Infine l’educazione alla politica e alla democrazia come esercizio cristianamente doveroso di responsabilità, cura e presa in carico della polis, è impegno urgente che deve caratterizzare tutta la comunità ecclesiale, in modi e forme da reiventare, soprattutto nell’ordinarietà dei percorsi e non solo attraverso occasionali appuntamenti di nicchia, per arginare la rabbia sociale, incanalando le energie nei binari della consapevolezza delle sfide, della propositività, della partecipazione e della cittadinanza attiva.

Proposte
Curare la dimensione formativa per “fare” cultura:

  • Puntare sulla formazione dei laici, come assoluta necessità di far crescere persone capaci di pensiero critico e costruttivo, incisivi sul piano culturale, nella società civile, nella comunità ecclesiale.
  • Indicare a tutti i gruppi che fanno formazione, i nodi più urgenti (salvaguardia del crea-to, politica, etica della comunicazione, pace, sobrietà nel consumo) da includere in una più ampia attenzione all’urgente assunzione di nuovi stili di vita;
  • Comprendere che il rispetto della povertà implica l’esercizio collettivo di sapersi accontentare di un tenore di vita più basso e più equo per tutti.
  • Farsi carico della promozione, partecipazione, riuscita di una iniziativa diocesana, quale potrebbe essere la scuola socio politica (ma non solo), su cui convogliare giovani e adulti della comunità, individuandone insieme temi e struttura.

2.3. FAMIGLIA
Le famiglie sono quelle che stanno pagando e verosimilmente pagheranno il tributo più pesante a questo momento di seria difficoltà: su di loro è gravata la cura degli anziani, l’accompagnamento dei figli nell’esperienza della didattica a distanza ma anche della reclusione forzata, la responsabilità della prevenzione sanitaria, in alcuni casi la gestione della malattia dovuta al virus, l’assistenza alla disabilità, la perdita dei cari vissuta nel vuoto sociale, lo smart working e l’incertezza lavorativa. Le convivenza o la distanza sociale, sottoposta a prove e pressioni enormi, che nei casi più semplici ha dovuto rimodulare equilibri consolidati, in quelli più complessi e compromessi ha evidenziato violenze domestiche e solitudine, non è stata indifferente e non sarà priva di strascichi, portando con sé serie conseguenze psicologiche, affettive, relazionali. Una Chiesa che mette in atto antiche e nuove strade di prossimità, deve tener conto di queste problematiche nella programmazione dei tempi e delle tipologie delle proprie attività, alleviare disagi e sofferenze, ma anche recuperare i rapporti umani, scongiurare l’isolamento, arginare la disperazione, rilanciare la speranza in nome di Gesù Cristo. Occorre pensare ad una comunità ecclesiale dove i laici facciano da cassa di risonanza di istanze e bisogni di vita, dove tutti si adoperino per saper accogliere il peso dell’altro ed essere “samaritani dell’ora prima, dell’ora giusta e dell’ora dopo”.

Proposte
Mettere in atto cambi di passo e cambi di prospettiva:

  • Rileggere e riqualificare i servizi prestati in comunità, alla luce di nuovi bisogni e delle nuove modalità di risposta agli stessi;
  • Individuare, anche a livello interparrocchiale, figure di volontari o gruppi già esistenti che assumano il compito di rispondere alle necessità di bambini, anziani, giovani, adulti;
  • Istituire centri di ascolto che possano orientare verso servizi garantiti da comune, enti privati, realtà ecclesiali o anche solo mettere in circolo informazioni (p. es. affissione dei numeri di pubblica utilità, elenco di tutte le strutture presenti in diocesi disposte ad accogliere, anche attraverso la stipula di apposite convenzioni, donne vittime di violenza e minori in situazioni di emergenza);
  • Promuovere il volontariato nelle realtà diocesane già esistenti e consolidate.

La preghiera e l’azione dello Spirito guidino i nostri passi ed illuminino ogni scelta di questa Chiesa, perché possa indicare l’aurora che nasce ed esserne insieme segno vivente.

13 giugno 2020

la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali