Luce e Vita - Ambiente

Avvelenamento da piombo: quanto ne sappiamo?

Dal 25 al 31 ottobre è la Settimana internazionale per la prevenzione dell'avvelenamento da piombo

 

È questa la Settimana internazionale per la prevenzione dell’avvelenamento da piombo (25-31 ottobre 2020), lanciata da alcuni anni dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Si tratta di una condizione clinica che scaturisce dall’esposizione ambientale al piombo, riscontrata prevalentemente in Asia e Africa, ma anche America Latina ed Europa orientale; insomma, Paesi con redditi molto bassi. Perché, come sostiene papa Francesco, il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta (LS 48).

La pandemia sta catalizzando le attenzioni di tutti, ma sono numerosi anche gli altri problemi e le urgenze su cui i fari non si accendono e le sofferenze che ne derivano restano taciute.
Stando al rapporto dell’Unicef “La verità tossica”, l’avvelenamento da piombo interessa 1 bambino su 3, cioè 800 milioni di bambini nel mondo registrano livelli di piombo nel sangue pari o superiori a 5 microgrammi per decilitro, per quanto, secondo l’OMS, non esistano concentrazioni più “sicure”.

Quali sono le cause dell’avvelenamento da piombo e cosa c’entrano i parametri socio-economici precari? Va considerato che prima degli anni ‘80, il piombo era il componente più abbondante nelle vernici domestiche e nella benzina, era utilizzato per le tubature dell’acqua o per i contenitori di cibi in scatola, ma anche nei pesticidi. Tutt’oggi, per quanto l’uso sia vietato in molti ambiti, non è del tutto scomparso dagli usi industriali e persino nelle attività ricreative. Così le particelle di piombo vengono assorbite dall’organismo umano per inalazione o ingestione di polvere. Il piombo poi si deposita nelle ossa e nei denti, si propaga nel corpo e durante la gravidanza può esser trasmesso al feto, inoltre si possono verificare aborti o nascite premature. Anche acqua e aria inquinate da piombo possono chiaramente essere la causa di danni cospicui: malattie cardiovascolari (fino a provocare la morte) e danni ai reni in età avanzata.

L’Unicef spiega che l’avvelenamento da piombo danneggia irreversibilmente il cervello e il sistema nervoso in fase di sviluppo dei bambini, il cuore, i polmoni e i reni; i sintomi possono essere minimi nelle fasi iniziali o addirittura assenti.
I rischi maggiori si riscontrano nei bambini al di sotto dei 5 anni e sono di tipo neurologico, cognitivo e fisico. I soggetti colpiti da avvelenamento da piombo risentono di un calo di creatività e questo pregiudica lo sviluppo personale e collettivo, se si guarda l’effetto da un punto di vista comunitario, di contributo che ciascuno può dare alla società in termini di innovazione, prospettive, visioni.

Dire che ad essere colpiti sono prevalentemente bambini asiatici o africani, non esclude la possibilità che a soffrire di tale patologia siano bambini dei Paesi ricchi e sviluppati. Sono oltre 160mila i bambini e ragazzi, tra 0 e 19 anni, in Italia a risentire degli effetti dell’avvelenamento da piombo; lo dichiara il Presidente Unicef Italia, Francesco Samengo. È questo un problema che sta emergendo di recente, per cui ancora una volta avere consapevolezza può aiutare a prevenire o intervenire opportunamente.

Alcune azioni preventive sono semplicissime, un po’ come gli ammonimenti per evitare il Covid-19, come il lavaggio frequente delle mani; cercare, inoltre, di favorire una dieta sana e ricca di vitamina C e ferro (condizione che non si può garantire, purtroppo, laddove a malapena si riesce a evitare la fame); tenersi lontani da aree contaminate; conoscere i prodotti che contengono piombo (incluse alcune spezie o alcuni cosmetici) ed evitarli; consultare un medico se si hanno sospetti.

In definitiva, torniamo a ribadire che lo sviluppo umano è evidentemente legato alla cura ambientale e che, come afferma papa Francesco nell’enciclica “Laudato si’”, il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi.

Susanna M. de Candia