L’essere umano trova il senso della vita nell’amore e nel voler bene. Per il cristiano, poi, il senso della vita diventa anche un impegno: “Alla sera della Vita, saremo giudicati sull’Amore” (S. Giovanni della Croce).
Ma tali sentimenti sono i grandi malati del nostro tempo, poiché entrambi strumentalizzati dal consumismo. Si rischia di diventare poco profondi, indifferenti, competitivi e aggressivi. Pulsioni narcisistiche disturbano i rapporti con se stessi, con gli altri e con le cose riducendo le persone ad un numero infinito di piccoli “Io” che faticano a diventare un “Noi”. Per questo motivo nasce troppa voglia di notorietà, troppo desiderio di riflettori. E quando si forma la coppia, ancor più quando si forma la famiglia, spesso il modo di amare è frutto di una “affettività liquida”, come direbbe Bauman, che porta a stare insieme finché tutto va bene e si sta sotto i riflettori, e a scoppiare quando i riflettori si spengono.
Don Gino l’aveva compreso talmente bene che la sua attenzione alla Famiglia e alle famiglie, ha costituito uno dei punti cardine del suo episcopato.
Spesso si interfacciava con i componenti dell’Equipe della pastorale familiare diocesana diretti da don Vincenzo di Palo e ci esortava così: “Viviamo in un periodo di confusione di sentimenti e spesso non è facile orientarsi. Le trasformazioni sociali e culturali degli ultimi decenni hanno pesantemente influito anche sulla vita di coppia e familiare. Questo comporta il dover applicare nuove regole e nuovi modelli di comportamento. è quindi necessario che noi, come Diocesi, aggiorniamo nozioni e linguaggi per rivolgerci alle varie generazioni e alle varie situazioni”.
Da questo suo messaggio è scaturita la sua azione pastorale a servizio della Famiglia e la sua attenzione a questo segmento dell’agire cristiano, affiancando l’equipe e la pastorale familiare nel suo continuo lavoro.
L’I care, per mons. Martella, si coniugava con l’esigenza di andare all’essenziale del rapporto di coppia e della relazione familiare, per andare al fondamentale, al sostanziale, ai valori veri per recuperare la cultura dell’affettività e costruire un futuro di speranza. In questa stessa ottica è scritta la sua lettera pastorale per l’anno 2014-2015 E si prese cura di lui: Educare alla carità, ove l’educazione alla Carità, che è anche Carità intellettuale e cura del Creato, era educazione alla Carità prima di tutto in Famiglia, nel quotidiano, nella relazione di coppia e nella relazione educativa con i figli.
Così come già egli aveva fatto precedentemente per l’educazione alla Fede e alla Speranza (nelle indicazioni pastorali per l’anno 2001-2002 Va’ dai miei fratelli e di’ loro e nella lettera pastorale per l’anno 2008-2009 La relazione educativa fonte della speranza, anche l’educazione alla Carità e alla Carità nella Famiglia, non è lasciata al caso o semplicemente alla buona volontà dei singoli, ma ad una dimensione comunitaria e rimanda ad un irrinunciabile senso di responsabilità da parte di tutti, come è sottolineato nel progetto pastorale 2012-2016 Alla Scuola del Vangelo: educarsi per educare.
Il suo impegno a favore della Famiglia, dunque, si può sintetizzare così:
1. Riscoprire in ogni famiglia la bellezza di essere uomini e donne in Gesù.
2. Educare al perdono in famiglia, per vivere e testimoniare la misericordia di Dio.
3. Vivere la carità come assunzione di responsabilità di ogni famiglia verso le altre famiglie.
Pertanto oltre ai consueti Percorsi parrocchiali per le famiglie di ogni età, percorsi di catechesi per giovani sposi, incontri diocesani di formazione per operatori di pastorale familiare, l’attenzione della sua azione pastorale alla cura si è concretizzata nella volontà di promuovere un percorso diocesano di accompagnamento umano e spirituale per separati, divorziati e divorziati risposati (Amore Ferito), un’esperienza che vive ancora oggi al suo quinto anno e che ha accompagnato nella fede ben quattro diversi gruppi della nostra Diocesi. In questo senso, mons. Martella è stato un antesignano in Puglia in percorsi di accompagnamento alla fede per coloro che hanno avuto una dolorosa esperienza di vita familiare, tuttavia senza mai trascurare le famiglie, quelle vere, quelle ancora unite che vivono con fatica il quotidiano, partecipando sempre a tutti gli incontri diocesani organizzati e imparando gradualmente a conoscere ad una ad una le famiglie, i loro vissuti, i loro problemi, le loro gioie.
La cura e l’educazione dei figli costituivano la sua maggiore preoccupazione nei dialoghi informali con i genitori ai quali era solito aggiungere: “Anche se fuggono perché alla ricerca di nuovi mondi, non potranno mai sfuggire dal vostro amore. Prima o poi il vostro amore li raggiungerà e li coinvolgerà nel bene e nel male quando subentrerà la crisi sarà l’unica àncora di salvataggio.”
© Luce e Vita
n. 25 del 24 giugno 2018