In una sua preghiera, don Tonino Bello scriveva “Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci un’anima vigiliare, facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere”.
C’è una famiglia proprio in diocesi, nella città di Giovinazzo, che in questi giorni sta provando a coniugare e intrecciare l’accogliere e l’attendere. Ezio e Ancangela Turturro, insieme ai loro figli, hanno fatto una scelta ardita e, soprattutto, gratuita. Offrire la loro casa, il loro quotidiano, le loro relazioni familiari come abbraccio accogliente alla vita di Alhassane, con il quale [hanno condiviso] il Natale.
Mesi fa Ezio ha scritto a Refugees Welcome dopo aver letto un articolo su Il Venerdì di Repubblica che parlava dell’attività dell’associazione. Proprio in quel frangente, Refugees Welcome stava attivando una collaborazione con il Comune di Bari per l’accoglienza in famiglia di rifugiati. Tale accoglienza avviene nella fase in cui si interrompe l’assistenza istituzionalizzata dello Stato e i rifugiati non hanno ancora completato un percorso di integrazione. Così, la famiglia Turturro, dopo attente valutazioni e colloqui con la sezione barese dell’associazione, ha avuto da luglio scorso la possibilità di accogliere in casa Alhassane, rifugiato 21enne originario del Niger, ma residente per molti anni della sua giovane vita in Ghana. Alhassane è arrivato minorenne su un barcone a Lampedusa, dopo essere passato dalla Libia e aver affrontato una traversata difficile. È andato via da una situazione economica e familiare complessa, ma in questa sintesi, come ha ricordato Ezio, “non c’è di certo tutto quello che ha sofferto o che poteva essere candidato a soffrire”. Una volta in Italia, è stato destinato al CARA di Bari, dove gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato. La permanenza è durata un anno e per i successivi due anni è stato incluso in un progetto SPRAR a Grumo Appula. Terminata questa fase, durante la quale ha conseguito la licenza media presso la scuola “San Francesco d’Assisi” di Modugno e ha iniziato il servizio civile (che finirà a febbraio, ndr), è stato coinvolto nel progetto di Refugees Welcome in collaborazione col Comune di Bari e poi accolto dalla famiglia Turturro.
L’esperienza è molto positiva. Alhassane si sta integrando bene nella famiglia. Lo aiuta la capacità di parlare già correntemente l’italiano (ma parla bene anche Francese, Inglese e il dialetto dei luoghi del Ghana in cui viveva, ndr). Inoltre, ha uno spiccato spirito di collaborazione nelle faccende quotidiane. In vista del Natale, ha aiutato la famiglia ad apporre le decorazioni natalizie nei vari ambienti. Eppure Alhassane è musulmano. Ma questo non è motivo sufficiente per non partecipare alla vita di famiglia, benché per lui il Natale non sia una festa religiosa. In casa ha la possibilità di pregare cinque volte al giorno. Inoltre, non consuma carne di maiale e alcoolici. Una volta a settimana si reca in moschea a Bari.
Refugees Welcome ha chiesto un minimo di impegno alla famiglia Turturro per sei mesi. L’impegno è informale, si firma un atto di accoglienza, ma sicuramente Alhassane resterà in casa almeno fino a giugno 2020. Deve completare l’anno scolastico, in quanto sta frequentando un corso della scuola serale per conseguire la licenza triennale di scuola media superiore come operatore socio sanitario e nel frattempo cerca anche di prendere la patente. Il tempo, comunque, per i Turturro non è un vincolo, piuttosto lo è il legame che si sta creando con Alhassane, le attenzioni che hanno per lui, il senso di responsabilità e di cura che avvertono per la sua vita. Il loro desiderio è che possa raggiungere un minimo di stabilità lavorativa prima di andare via e terminare il progetto con Refugees Welcome.
Alhassane, per la famiglia Turturro, è forse il più bel dono in questo tempo di attesa del Natale. Per anni avevano scelto di mantenere un profilo basso nell’impegno per la comunità, dopo le minacce della malavita locale all’indirizzo di Ezio, il quale, come dirigente nei comuni di Bitonto e poi di Giovinazzo, si era opposto ai loro interessi criminali. Questa intuizione di rimettersi in gioco, come famiglia e come cristiani, ha fatto rivivere in loro il desiderio di abitare la comunità. L’auspicio è che questa comunità possa stringersi attorno a loro e ad Alhassane, per comprendere meglio la bellezza di accogliere nella vita doni autentici e inattesi. Ma anche per attendere insieme la nascita di un Dio umano che sa venire a salvarci anche nel volto di un fratello, un fratello rifugiato.
di Roberta Carlucci
(LeV n.43 del 22 dicembre 2019)