La potenza del seme è più forte
Vangelo di domenica 19 luglio 2020
Matteo 13,24-30
Parabola della zizzania
24 Egli propose loro un’altra parabola dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo, che seminò buon seme nel suo campo. 25 Ma, mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò della zizzania in mezzo al grano, e se ne andò. 26 Quando poi il grano germogliò e mise frutto, apparve anche la zizzania. […] 29 Ma egli disse: “No, per timore che estirpando la zizzania, non sradichiate insieme ad essa anche il grano. 30 Lasciate che crescano entrambi insieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura io dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano, invece, riponetelo nel mio granaio”».
Il padrone del campo vuole che il grano e la zizzania crescano insieme. Il campo è la storia degli uomini, il luogo della lotta tra il bene e il male. Ma Dio vuole che le idee e le azioni si mescolino. Perché? A quale scopo? Non sono necessarie le crociate, le guerre e le censure. Su questo talvolta la Chiesa ha commesso degli errori e per bocca degli ultimi papi ha chiesto perdono.
Dio, in questa parabola, ci dice chiaramente che la potenza del seme è più forte. Cioè bisogna vincere il male con l’ostinazione del bene, nei piccoli gesti ordinari e quotidiani della vita: questi sono i semi sotterrati, nascosti, ma che alla lunga producono frutto. Le testimonianze che salgono agli onori della cronaca come quelle di Borsellino o Falcone non sono che la punta di un iceberg dietro la quale si muovono miriadi di testimonianze silenziose.
Prima di adirarci, prima di strappare ciuffi di zizzania con il rischio di estirpare i mannelli di grano buono, armiamoci della pazienza necessaria. L’intransigenza non serve a nulla, la rigidità di chi vuole una comunità di giusti è pericolosa, perché i confini tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia non sono mai così netti. Chi si crede puro, si sente in diritto di distruggere gli altri.
Come dice Agostino d’Ippona: “I cattivi esistono in questo mondo perché si convertano, o perché per mezzo di essi i buoni esercitino la pazienza”. Il bene cresce dialetticamente attraverso l’opposizione del male. La presenza dell’odio, dell’ingiustizia, della violenza sono una palestra per perfezionare la nostra mietitura. E in fondo, come fanno i santi, dovremmo ringraziare chi ci mette i bastoni tra le ruote.
di Giovanni Capurso