Luce e Vita

Non mandiamo indietro le lancette

Editoriale del 9 maggio 2021

“Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi” ha ripetuto il Papa in più circostanze. Parole profetiche che devono forzare la nostra riflessione e avviare processi di reale cambiamento.

Le riaperture che si stanno attuando danno il segno di un lento ma deciso cammino verso quella luce in fondo al tunnel che da molti mesi abbiamo cercato di intravvedere.
Vogliamo esprimere profonda e sincera solidarietà ai lavoratori che sono stati prostrati e messi in ginocchio dal necessario blocco delle attività. Il nostro viaggio tra le Caritas cittadine, compiuto nei mesi scorsi, ha fatto toccare con mano le numerose famiglie del cosiddetto ceto medio che mai avrebbero immaginato di dover chiedere aiuto, tra queste anche quelle dei commercianti e attività artigianali fermate. Ne abbiamo parlato anche sullo scorso numero. Auspichiamo una velocizzazione dei vaccini anche perchè i nostri comportamenti, soprattutto nelle città della Diocesi, non sono proprio esemplari sul piano del rispetto della sicurezza (vedi i contagi).

C’è quindi un forte desiderio di tornare alla normalità. La normalità? Quale normalità? Se fosse questo l’obiettivo cadrebbero le parole del Papa, avremmo sprecato questa crisi. Durante il primo lockdown ci siamo detti a più voci e in più contesti che dopo la pandemia niente sarebbe stato più come prima. Nemmeno nella Chiesa. Ora crediamo che si possano portare semplicemente indietro le lancette dell’orologio, a 15 mesi fa?

Un indicatore, molto importante, che ci dice che le lancette non possono tornare indietro è il Piano nazionale di ripresa e resilienza che vedrà una mole di denaro, quasi gratuito, da investire per una modernizzazione del Paese che, lo speriamo vivamente, indurrà un cambiamento della vita prima che dell’economia. Un’occasione storica che mobiliterà in pochi anni 248 miliardi di euro pubblici e stimolerà la partecipazione di altro capitale privato, permetterà di immaginare una svolta che creerà lavoro e impresa, servizi nuovi ai cittadini, superamento degli squilibri di genere, rilancio delle nascite, ricucitura fra territori che viaggiano a diverse velocità.

Se dunque è la vita che dovrà cambiare, questo cambiamento va pensato e va pensato insieme. Ci sono abitudini che non si possono reiterare. Ci sono stili di vita che non possono essere ripristinati tali e quali. Ci sono relazioni tra persone, corpi sociali e nazioni che vanno profondamente modificate.

Anche sul piano ecclesiale siamo chiamati a ripensare la nostra testimonianza. Si è conclusa la Visita pastorale ed ora il Vescovo ha un quadro ancora più chiaro della Diocesi per cui il prossimo anno pastorale non potrà cominciare uguale ai precedenti. Non potrà trattarsi di compilare un calendario di eventi a cascata tra diocesi e parrocchie. Serviranno segni evidenti di processi di cambiamento da avviare e ritmi di vita da rispettare. Quella tanto declamata sinodalità, su cui i vescovi italiani, incalzati dal Papa, discuteranno nei prossimi giorni, dovrà diventare esigenza e stile “dal basso, dal basso, dal basso” (Discorso all’AC, 30 aprile 2021), più ispirata dallo Spirito che incasellata in un’organizzazione funzionale.

“Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo” (ivi). Un segno concreto potrebbe essere ripensare in chiave sinodale il ruolo e la missione dei consigli pastorali parrocchiali, perchè, senza mettere indietro le lancette, ripensino la parrocchia come lo Spirito la vuole oggi.

 

Luigi Sparapano