Luce e Vita - Attualità

Rifondare la comunità civile. Primo passo: leggere il territorio

Editoriale n.24 del 13 giugno 2021

lev 24 2021

lev 24 2021Preoccupata per i molteplici segnali di malessere colti nella città di Molfetta, la redazione di Luce e Vita aveva chiesto a un esponente di Libera Molfetta una riflessione in proposito, per Luce e Vita n.24 del 13 giugno, chiuso lunedì 7. Nella mattina di martedì 8 apprendiamo la notizia delle operazioni della Guardia di Finanza a Molfetta.
Nel rispetto della presunzione di innocenza degli indagati e riponendo fiducia nell’azione della magistratura, pubblichiamo in anteprima l’editoriale perché urgentemente si avvii una riflessione a più livelli. 

 

Accadono eventi, a cui assistiamo da diversi anni, che sono chiaramente espressione di un tessuto urbano infiltrato dalla delinquenza. Parliamo dei ripetuti incendi di autovetture, che il più delle volte avvengono in orari notturni, ma anche di episodi di danneggiamento di esercizi commerciali. Segnali visibili, questi, di una presenza criminale sul territorio che opera nell’ombra e che, usando gli strumenti dell’intimidazione e della sudditanza psicologica, crea insicurezza sociale. A questo vanno aggiunte le “normali” attività che caratterizzano le organizzazioni criminali, prima fra tutte lo spaccio di droga, senza tralasciare i fenomeni del gioco d’azzardo e dell’usura, quest’ultimo in grande espansione per la crisi economica scaturita dalla pandemia del coronavirus, sottostimato nella sua gravità per lo scarso numero di denunce, ma non meno pericoloso per i gravi danni provocati nella tenuta del tessuto economico e sociale della comunità cittadina. Con l’usura, la criminalità ha la possibilità di riciclare gli enormi capitali del traffico di droga o di altri traffici illeciti. In tempo di crisi, spesso chi ha una attività commerciale ha necessità di accedere, in tempi rapidi, a crediti per far sopravvivere l’azienda. In questi casi chi presta denaro viene visto come un’ancora di salvezza nei momenti di difficoltà. Abbastanza presto, però, la trappola dell’usura si rivelerà come una ragnatela, dalla quale è molto difficile uscire. Non di rado i titolari delle aziende sono costretti a cedere l’intera attività commerciale permettendo alla criminalità di impossessarsene e in tal modo entrare nel circuito dell’economia legale.
Non meno perniciosa è l’evidenza che anche persone delle Istituzioni, che dovrebbero garantire sicurezza e giustizia, siano toccate da eventi che minano alla base la fiducia dei cittadini nelle stesse Istituzioni. “Le Istituzioni sono sacre. Non vanno mai confuse con le persone” diceva Giovanni Falcone, ed è così. Solo avendo le Istituzioni come punto di riferimento possiamo garantire la tenuta democratica del paese. È necessario, però, come dice don Luigi Ciotti che “chi le rappresenta deve dimostrarsi eticamente all’altezza del ruolo”. È scandaloso apprendere che avvocati e magistrati siano stati corrotti dalla criminalità organizzata. Questo crea sfiducia e disorientamento nei comuni cittadini, sempre più assuefatti e rassegnati ad un sistema diffuso di malaffare.
Tali fenomeni, per essere fronteggiati, necessitano della sinergia di una pluralità di soggetti che per competenza e sensibilità devono concorrere a rafforzare quell’equilibrio necessario che fa di un insieme di persone una comunità civile, che ha come punto di riferimento i valori costituzionali.
Parliamo di Istituzioni, ma anche di associazioni, che a vario titolo operano sul territorio per formare, educare, tessere legami di relazioni positive che insieme fanno crescere una comunità.
Reagire è quanto mai necessario ed urgente. Occorre ritrovare un terreno comune in cui le parti sane della società, del mondo ecclesiale, accanto a chi rappresenta le Istituzioni e ricopre funzioni pubbliche “con disciplina ed onore”, possano ridare slancio al senso di responsabilità che deve contraddistinguere i cittadini che hanno a cuore le sorti della propria comunità cittadina.
Vanno quindi implementate tutte quelle realtà che, in rete, fanno interagire rappresentanti dello Stato e cittadini, magari associati, per arginare le derive pericolose che portano nel tempo a logorare il tessuto sociale.
A Molfetta, nello specifico, andrebbe finalmente ripresa l’attività del Comitato Comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali. Tale Comitato che ha lo scopo di assistere il Consiglio Comunale e la Giunta Comunale nell’analisi e nel monitoraggio dei fenomeni delinquenziali non viene più convocato da due anni, nonostante le ripetute richieste delle Associazioni che ne fanno parte. Sarebbe una forma utile di monitoraggio dal basso delle micro e macro illegalità e un costante attenzionamento alle attività delinquenziali del territorio, oltre che un intelligente segno di cooperazione disinteressata, a servizio del bene comune.

Sergio Amato,
Presidio Libera “G.Carnicella” Molfetta