“O Gesù… fa che il sacrificio di questa nostra sorella aiuti tutti noi a prender coscienza del dovere di difendere la vita. Tocca i cuori di coloro che l’hanno uccisa affinché riconoscano il male delle loro azioni, assaporino la luce del pentimento e del ravvedimento, tornino sulla via della pace e del bene, del rispetto per la vita e della dignità della persona”.
Sono alcune delle parole di preghiera di mons. Alberto D’Urso, vicario episcopale territoriale di Bitonto-Palo per la diocesi di Bari-Bitonto, nonché presidente della Consulta nazionale antiusura, al termine della marcia silenziosa dei sindaci e dei rappresentanti delle istituzioni contro la criminalità organizzata, tenutasi ieri a Bitonto in onore di Anna Rosa Tarantino, uccisa per errore durante una sparatoria, prima dello scoprimento della lapide a lei intitolata. Una delegazione di volontari della Consulta nazionale antiusura e della Fondazione San Nicola e S.S. Medici ha manifestato la sua vicinanza e presenza quale presidio di legalità e speranza alla famiglia di Anna Rosa e alla città di Bitonto, gravemente feriti dalla cosche mafiose.
“Il pane che mangiava Anna Rosa era frutto del suo lavoro di sarta. L’amore caritatevole e il lavoro hanno ispirato sempre la sua vita. Anna Rosa ci lascia un significativo messaggio di fede, di persona silenziosa ma concreta”, ha detto mons. D’Urso nell’omelia dei funerali della donna. Per il vicario episcopale territoriale, “è necessario distinguere modi giusti e ingiusti per produrre profitti. Le attività delle cosche mafiose sono disumane, antievangeliche, distruttive dell’economia sana. Impediscono il benessere e il progresso della società, offendono la dignità della persona e di chi lavora onestamente. Non possiamo starcene più in pace, seduti tranquillamente in poltrona. Abbiamo il dovere tramite le associazioni, il volontariato e le agenzie educative di promuovere l’economia della pace. Abbiamo bisogno di guardare a uno Stato che sia anche agenzia educativa”.
redazione Luce e Vita