Celebriamo oggi, 26 gennaio, la prima “Domenica della Parola di Dio”, istituita da Papa Francesco con la Lettera
apostolica in forma di Motu proprio “Aperuit Illis”, emanata lo scorso 30 settembre, memoria liturgica di san Girolamo, celebre traduttore della Bibbia in latino, a 1600 anni dalla morte. Come Diocesi ci siamo adeguatamente preparati con tre intense e partecipate serate, animate dai biblisti Rosanna Virgili e Mons. Antonio Pitta, nonchè dal Vescovo Domenico, che è possibile rivedere integralmente sul sito diocesano e di cui faremo cronaca scritta sui prossimi numeri.
Il direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano, don Pietro Rubini, si è prontamente preoccupato di fornire utili sussidi (scaricabili dal sito) tanto per la celebrazione comunitaria quanto per un approfondimento individuale.
Vogliamo qui riprendere soltanto qualche ulteriore input illuminante di altri due pastori della Chiesa che a riguardo hanno scritto di recente. “Martin Lutero – esordisce il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura – sosteneva che in Italia la Sacra Scrittura è così dimenticata che rarissimamente si trova una Bibbia”, mentre Paul Claudel, alla metà del Novecento, “ironizzava sul rispetto che i cattolici mostrano verso la Bibbia, tenendosene a debita distanza”. “Ora questo non si può più dire”, osserva l’insigne biblista; tuttavia l’iniziativa del Papa è importante per “riscoprire valore, vitalità e centralità delle Sacre Scritture”.
“I cattolici devono sentire il bisogno di recuperare il contatto con la Parola di Dio”. Ne è convinto mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. “Le persone ascoltano la Bibbia, di fatto, esclusivamente quando vanno a messa la domenica”, ha fatto notare il vescovo: “Tutti hanno la Bibbia in casa, è il libro più diffuso, ma non è sufficiente”. In questo contesto, la Domenica della Parola di Dio, può restituire forza al nostro popolo perché si recuperi il tempo che abbiamo perduto”.
“Oggi il lettorato viene dato solo a chi si prepara al sacerdozio, mentre noi vediamo che nelle nostre parrocchie il primo che capita viene chiamato a leggere”, ha denunciato Fisichella a proposito dell’attenzione che, invece, il suo dicastero si appresta a dare, nei prossimi anni, alla formazione dei laici al lettorato: “C’è bisogno di persone non solo che sappiano leggere, ma che sappiano cosa si sta leggendo”. A proposito delle omelie, Fisichella ha invitato i nostri preti “a non farsi improvvisatori nel comunicare la Parola di Dio”: “Il popolo di Dio ha diritto di ascoltare la Parola di Dio e di avere una spiegazione coerente della Parola di Dio, non di quello che il sacerdote pensa in quel momento”, l’antidoto alla “sciatteria” che oggi possiamo riscontrare frequentando la messa domenicale.
Chiamati in causa un po’ tutti: pastori, catechisti, docenti di religione, operatori pastorali, genitori, semplici fedeli… perchè cresca «nel popolo di Dio la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture»
Luigi Sparapano
direttore Luce e Vita