Luce e Vita

Vite intrecciate

Editoriale n.12 del 21 marzo 2021

editoriale_12

editoriale_12Il 24 marzo 2021 si celebra la 29^ Giornata dei missionari martiri che quest’anno parlerà di “Vite intrecciate”. Per ripercorrere brevemente la storia di questa giornata, dobbiamo andare indietro di quasi tre decadi. Infatti, è nel 1993 che inizia a rendersi evidente l’attenzione della Chiesa per i missionari martiri attraverso un’iniziativa del Movimento Giovanile Missionario, oggi Missio Giovani. Il Movimento propose di istituire nel giorno dell’assassinio di monsignor Oscar Romero (24 marzo) una giornata di preghiera e digiuno in memoria di uomini e donne, laici e religiosi, che avevano dedicato e perso la loro vita testimoniando e annunciando il Vangelo. Da allora in poi, questa giornata diventò un appuntamento annuale importante per tutto il mondo missionario e per la Chiesa universale.

Per entrare nel clima della giornata, però, è importante, oltre che ripercorrerne la storia, anche riflettere su tre parole: ricordare, risignificare, vivere.

Ricordare. Celebrare una giornata riporta alla luce emozioni, sentimenti, pensieri, persone che leghiamo a un preciso ricordo. Nella radice stessa della parola ricordare vi è proprio questo riportare al cuore, ricondurre al proprio intimo. Tutto ciò però non ha nulla a che fare con nostalgie di un passato irripetibile, quanto piuttosto con la capacità di tenere viva la memoria di ciò che è stato, perché sia da insegnamento. In un periodo così complesso della storia dell’umanità, si rischia di perdere di vista qualcosa che nei nostri Paesi e nelle terre di missione si è verificato e continua a verificarsi: l’oltraggio alla fede e alla vita di tanti testimoni del Vangelo. Il 24 marzo aiuta la Chiesa a ricordare quanti suoi fedeli e missionari perdano la vita o rischino di perderla (vedi numeri in pagina, ndr).

Risignificare. «Siamo in uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza. Capita spesso di vivere il cambiamento limitandosi a indossare un nuovo vestito, e poi rimanere in realtà come si era prima». Le parole di Papa Francesco costituiscono un grande monito circa il modo di vivere una fede non bigotta o di nicchia, ma autentica, che fa i conti con il mondo e che porta i segni visibili della conversione.
Non si può celebrare un ricordo senza che esso assuma un senso nella vita degli uomini e delle donne di oggi. Perciò, questa giornata che celebriamo, sulla scorta del magistero di Francesco, vuole sollecitare la realizzazione di una testimonianza credibile attraverso una vita sagomata sul modello del Cristo crocifisso e risorto.

Vivere. Essere testimoni credibili significa portare la fede al di fuori della propria cerchia e delle proprie sicurezze ed essere capaci di offrire a Dio la propria vita con tutte le sue contraddizioni e sofferenze. La vita di ogni cristiano non è mai solitaria ma, come in un abbraccio, è intrecciata a quella di altri fratelli e sorelle che nella totale disponibilità si pongono in ascolto di altri e soccorrono chi è nel bisogno. Solo così essere cristiani non è più una semplice definizione, ma un vero e proprio modus vivendi.

Il mondo ancora oggi continua ad essere bagnato dal sangue di molti evangelizzatori che fanno della loro missione una magnifica tela che si arricchisce, intreccio dopo intreccio, di nuovi fili colorati che esprimino un unico desiderio: la fraternità. Così, ogni singolo cammino si apre alla ricerca di altri volti, si mette in contatto con altre mani nelle cui vene scorrono storie di incontro e di servizio.

Tocca poi a ciascuno portare avanti questa missione lì dove vive, intrecciare fili di Vangelo e di quotidianità, perché la parola di Dio continui a farsi carne e portare frutto.

 

Leonardo Andriani
Centro Missionario Diocesano