Il 6 dicembre ricorre il 25° anniversario (1994-2019) di presenza dell’Opera nel villaggio di Zheje, in Albania. Da alcuni mesi stiamo preparando con entusiasmo questa tappa, lasciandoci trasportare interiormente dai tantissimi ricordi di esperienze forti vissute durante questo percorso. E mentre, con soddisfazione, eravamo pronte a celebrare le conquiste di un popolo e i risultati di una presenza operante silenziosa e paziente, è bastato un attimo per radere al suolo abitazioni costruite, pur alla men peggio, in questi anni di “libertà” e di sacrificio! “Non ci voleva proprio!”, è stata l’esclamazione delle nostre due Suore albanesi presenti attualmente a Zheje: Suor Leze e Suor Donika.
Il sacrificio di tanti albanesi, anche emigrati, volitivi nel ricostruirsi una vita dopo il crollo della dittatura, tenaci nel tirar su, pietra su pietra, una abitazione che offrisse più complete condizioni di vita, sembra essere stato vanificato nel giro di un paio di giorni.
Tra la gente c’è sconforto e paura, perché la terra continua a tremare. Il villaggio di Zheje si trova a 15 minuti d’auto dall’epicentro, e finora non è stato ispezionato dai tecnici inviati dallo Stato. La gente diffida che possa essere inserito negli elenchi di soccorso immediato e della successiva ricostruzione, poiché si prevede che lo Stato debba concentrare le risorse sui luoghi più danneggiati.
Intanto a Zheje dormono tutti “per strada”, in auto o capanne arrangiate con materiali leggeri, e per tutti, ci dicono le Suore, è un continuo balletto di corse dall’interno all’esterno delle abitazioni, a seconda dell’intensità delle scosse. Dormono fuori persino le famiglie che hanno case un po’ più sicure – comunque lesionate – perché la paura di non riuscire a proteggere i figli è forte! Una coppia ha mandato i propri figli presso familiari all’estremo nord, dove le scosse sono più lievi, perché la propria abitazione è a rischio; la coppia ha deciso di rimanere per mantenere le proprie risorse di vita, cioè animali e campi: attendono solo la consegna di una tenda per riprendere i figli con sé!
Le Suore hanno messo a disposizione molti ambienti della casa, ma la gente, pur grata, non si stacca dalle proprie abitazioni e dalle proprie cose, molti vogliono già ripartire con la ricostruzione. Suor Leze e Suor Donika, con gli operatori della Parrocchia, stanno consegnando alle famiglie i viveri che arrivano dall’Italia alle Parrocchie, ma riferiscono che in questo momento la gente a Zheje non ha bisogno di viveri o indumenti: c’è bisogno di tende e c’è bisogno di denaro per acquistare le tende e acquistare materiali per la ricostruzione delle abitazioni.
Questo è l’appello che rivolgiamo ai tanti amici che con affetto ci chiedono informazioni su quanto sta accadendo nella missione delle nostre Suore, ed è l’appello che rivolgiamo a quanti vorranno esserci vicini.Con gratitudine!
Dopo 25 anni di presenza dell’Opera in Albania, gli eventi ci provocano a serie riflessioni. Sempre più l’esperienza ci convince che non siamo padroni di nulla. Che c’è un disegno più grande di noi che ci guida al di là di tutto ciò che noi possiamo porre in atto. Che occorre un “terremoto” per ricordarti che quello che hai costruito non è tuo e che bisogna ricominciare sempre daccapo. Che la solidarietà e il costruire con gli altri è la soluzione dei problemi. Che il valore primo è proteggere e salvare la vita di chi si ama.
Dopo 25 anni, con Don Ambrogio, in tanti ricominciamo a ricostruire insieme la missione in questa terra di Albania già tanto provata, che è nostra!
Suor Anna Colucci, Madre generale S. Benedetto G. Labre