San Nicola lo attendono tutti, grandi e piccini. È come se, almeno laddove si festeggia (e nella nostra diocesi giunge in due città su quattro), aprisse le festività natalizie, desse il via a quello spirito un po’ più incline all’altro, seppur non immune da frenesie e corse che di essenziale hanno ben poco.
Al di là dei riti in suo onore, c’è un clima di attesa che ancora è in grado di stupire. Se i mercatini dedicati al suo arrivo sono pieni di tante proposte viste e riviste nel quotidiano e i negozi di cioccolate sono presi di mira, resta la predisposizione a distendere gli animi almeno una notte (prima di quella santa, ovviamente!) e a sentirsi più vicini, a collegarsi, fosse anche per chiedersi se quest’anno si è stati buoni.
Perché lui, Nicola, è il santo dei due mondi. Da Pàtara (in Turchia), dove nacque tra il 250 e il 260, divenne vescovo di Myra. I primi secoli del cristianesimo furono segnati da persecuzioni e violenze ai danni dei primi fedeli. S. Nicola fu anche imprigionato, tornò in libertà grazie all’editto di Costantino che concedeva libertà di culto. Ortodosso, morì nel 335 dopo aver partecipato (si dice) al Concilio di Nicea, primo concilio ecumenico cristiano. Le sue spoglie erano venerate a Myra. Con l’invasione turca, 62 corsari baresi le posero in salvo – o le trafugarono, come tanti sostengono. Ma è così che dal 1087 i suoi resti sono nel capoluogo pugliese, di cui è patrono. Per questo è simbolo di quel ponte tra Oriente e Occidente e dell’ecumensimo che vive nelle intenzioni, ma ha ancora tanta strada da fare.
San Nicola, a ripensarci, è un santo straniero, così naturalizzato che ormai tutti lo chiamiamo S. Nicola di Bari. Persino i protestanti lo tengono in considerazione. È stato un santo popolare, dedito ai poveri e ai bisogni della gente comune. Protettore dei marinai (e magari di tutti i profughi che negli ultimi tempi rischiano la vita più a poche miglia dai porti che non per le traversate affrontate), degli studenti, dei bambini, delle donne che aspirano al matrimonio, dei farmacisti.
Secondo alcune leggende, S. Nicola non intraprese la carriera ecclesiastica, fu fatto vescovo: i presenti in concilio decisero di nominar vescovo il primo che fosse entrato in chiesa col nome di Nicola. Se il dettaglio può sembrare irrilevante o persino riduttivo del prestigio in suo onore, si faccia attenzione al senso della Provvidenza: se la leggenda fosse vera, significherebbe che quel Nicola proprio non si aspettava tutto ciò che è conseguito. E quando ci appelliamo al Signore, magari per tramite dei suoi santi, chi può sapere come e in che modo si viene esauditi? Non è questa una sorpresa? Non è questo anche il senso dell’attesa? A quanti sarà capitato di aver fatto una richiesta ben precisa e di aver ricevuto tutt’altro? S. Nicola ha lasciato agire lo Spirito, se no come si spiegano i suoi miracoli? E soprattutto si è fatto condurre… non ha certo scelto lui di spostarsi a Bari!
Susanna M. de Candia