Luce e Vita - Maturati&Laureati 2020

Custodi del presente, coltivatori del futuro #3

di Anastasia (Lucera)

Questa storia viene da fuori diocesi. Ha come protagonista Anastasia, madre e moglie, che in quest’anno di imprevisti mondiali ha concluso il suo percorso di studi in Scienze Religiose. Certo, non tutto va come prevediamo, a volte, ma tutto va se continuiamo a crederci.  

Mi chiamo Anastasia e vivo a Lucera, una cittadina della provincia di Foggia. Quest’anno ho terminato la specialistica in Scienze Religiose presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Metropolitano – San Michele Arcangelo di Foggia. Sin dall’inizio del percorso ho pensato di terminare nel più breve tempo possibile gli studi, così ho intensificato la mia applicazione proprio per raggiungere l’obiettivo, ovvero conseguire, a termine della sessione estiva degli esami, la tanto desiderata Laurea Magistrale.

Certo non avevo messo in conto, come d’altronde nessuno mai poteva immaginare ciò che poi è successo, che alcuni accadimenti possono interferire e modificare il corso degli eventi. La pandemia da Coronavirus ha totalmente ribaltato le mie aspettative circa il modo di portare a compimento l’itinerario di studi. L’Istituto ha comunicato la modalità della didattica a distanza dopo quasi 10 giorni dall’inizio del lockdown nazionale, vivendo così con trepidazione il primo incontro di lezione perché ci si voleva rivedere con gli amici di corso. È stato infatti bellissimo, la prima lezione è durata più del solito perché ognuno ha voluto condividere le emozioni vissute in questo tempo incerto; ma il bello è che tutto il gruppo si è intrattenuto anche dopo, parlando del più e del meno, a testimonianza che ci mancavamo.

Attraverso un piccolo monitor volevamo accorciare il più possibile le grandi distanze che ci tenevano lontani. Giorno dopo giorno le lezioni sulla piattaforma sono state realizzate in modo encomiabile dai professori, ciononostante mancava la prossimità di ognuno, il relazionarsi, che è proprio lo stare insieme, la condivisione di fatiche, gioie, sentimenti, il guardarsi e tutto ciò che porta a vivere in una vera comunità.

È bello affermare che il nostro non è stato solo un semplice gruppo di studio, ma questi anni sono serviti per darci la possibilità di costruirci famiglia, dove lo scambio di aiuti ci ha fatto maturare ancor di più come cristiani. Le difficoltà da Covid hanno interferito anche nella realizzazione della tesi; infatti con la relatrice ho tenuto un solo appuntamento in presenza, per il resto sono state, purtroppo, necessarie telefonate e messaggi di posta elettronica che a volte producevano l’esatto contrario di ciò che il messaggio intendeva comunicare, perché nello scrivere spesso possono essere trasmesse emozioni non vere.

In tutto questo, il lato positivo è stato quello di aver portato a termine questo grande lavoro, avendo avuto più tempo a disposizione perché non mi sono recata in Istituto giornalmente per le lezioni e infine per gli esami. Il giorno della discussione è stato altrettanto molto inusuale: anche se la direzione l’ha permessa in presenza, sono state date molte restrizioni causa situazione pandemica in corso. Per questo ogni candidato non poteva invitare più di 4 ospiti e nel mio caso ho portato con me solo mio marito e mio figlio; il resto dei familiari (mamma, sorelle, fratelli, suocera e cognati, che tanto ambivano a partecipare) hanno dovuto rinunciare. Anche il momento che ha preceduto e seguito la discussione è stato molto diverso da come di solito accade. Ogni candidato ha avuto una stanza per attendere il proprio turno, così anche questo momento è stato vissuto in solitaria, e terminata la discussione si doveva lasciare l’Istituto per evitare qualsiasi assembramento. Niente festa, niente baci, abbracci e strette di mano tra il candidato e la commissione e anche tra noi esaminandi, togliendo così tutta quella carica emotiva che è propria di questi momenti. Malgrado tali limitazioni, sono contenta di essere riuscita in questo grande lavoro, superando le difficoltà che questo tempo speciale del Coronavirus ha registrato.

Forse non manca, ancora adesso, la perplessità su come potrebbe essere il futuro prossimo, nel mondo della scuola con il cui titolo conseguito mi potrebbe vedere impegnata come docente di religione cattolica. Ma il mio motto è sempre quello di non fasciarsi la testa prima che gli eventi accadano, così da poterli affrontare per come sono. Certo questo minuscolo e terribile “personaggio” che si è insidiato tra noi, in questi mesi invernali, ha insegnato tante cose che spero restino nel cuore e nella mente per gli anni a venire.

Comprendere e ricordarci che basta veramente un nonnulla per destabilizzare le nostre fantomatiche certezze, fondate quasi sempre su egoismi e autoreferenzialità e riuscire invece a metter a fuoco ciò che vale sul serio, per costruire un mondo più vivibile attraverso collaborazione e solidarietà. Spero che l’inverno 2020 sia ricordato come tempo opportuno per ognuno, nell’essere stati capaci di elaborare un lungo esame di coscienza dando così la possibilità di modificare i propri stili di vita a vantaggio di tutti.

Anastasia