Quale figura di padre è necessario mettere in atto nell’epoca delle passioni tristi e dei legami liquidi, caratterizzata tra l’altro anche dalla crisi dell’adulto? è questa una domanda che potremmo porre in occasione della prossima festa del papà, resa ancor più cruciale e necessaria da questi mesi di pandemia. Certo non basta mettere al mondo un figlio per essere e sentirsi padre. Dopo la nascita naturale è necessario che il padre, insieme alla madre, aiuti il figlio a vivere una seconda nascita: quella personale e sociale, consegnando il figlio a se stesso, alla propria libertà e alla propria responsabilità, ma anche alla propria possibilità di sbagliare. Negli ultimi anni, alla vecchia idea di padre edipico, che proibiva e controllava, si è andato sempre più sostituendo il padre-Narciso che sta a guardare perché è più concentrato su se stesso che sul proprio figlio.
Di solito il padre-Narciso è iperprotettivo perché, proteggendo il figlio, in fondo protegge se stesso dal figlio che, con i suoi errori e i suoi fallimenti, potrebbe ferirlo. è anche iperansioso perché, trattando il figlio come oggetto, ha paura di perderlo. È preoccupato più per le ferite che potrebbe ricevere amando che per ciò che il figlio gli sta chiedendo. Narciso è anche intermittente perché, vivendo il legame come se fosse una prigione, a volte rimane altre invece evade. Narciso ama solo quando tutto va bene, mentre alla prima difficoltà ripiega subito in ritirata. Infine il padre-Narciso è più impegnato a coltivare la propria immagine riflessa nello specchio sociale da cui vuole essere rassicurato.
Per superare tale situazione si deve passare al padre-testimone che si propone come colui che dona la Legge. I nostri figli, infatti, per crescere hanno bisogno, da un lato, di essere amati, per imparare anch’essi a loro volta ad amare, dall’altro, scontrarsi con l’esperienza del limite. Al primo bisogno provvede per lo più la madre, che per il figlio rappresenta il Desiderio, al secondo ci pensa il padre che rappresenta la Legge. Insieme, Legge e Desiderio permettono al figlio di crescere, evitando eventuali scompensi tra eccessive frustrazioni e inutili e capricciose gratificazioni. La Legge che il padre dona è una Legge alla quale però egli per primo si sottopone.
Donando la Legge il padre dona tre cose al figlio: l’ordine, per evitare la dispersione e il senso di confusione e arrivare a costruire una propria identità; il senso, per dare significato, sapore e valore alla vita; la meta, per aiutare il proprio figlio a orientarsi nella complessità e nelle proprie scelte con autonomia e responsabilità.
In definitiva, c’è bisogno di padri capaci di essere più dei passatori di vita piuttosto che dei consumatori della vita. Padri generativi, capaci di generare non solo nella fisicità della procreazione, ma ancor più nella simbolicità dell’educazione, per essere significativi, affidabili e credibili.
Michele Illiceto
padre, scrittore, docente di Antropologia