Luce e Vita

Dalla parte di Francesco

Editoriale del 1° settembre 2019

Prima pagina

«La realtà si vede meglio dalle periferie» (papa Francesco). È solo questione di sguardi! Dipende solo da quale angolazione si osserva la storia. Intanto l’umanità mentre cerca il bandolo della matassa per venir fuori dal labirinto dei problemi, si affanna nel “fare ciò che si vuole” giustificando tutto, dimenticando che la profonda conoscenza di Dio, offrirebbe il “colpo d’occhio” (R. Guardini) per superare la malsana e immediata soddisfazione della materialità a cui si sta vincolando l’esistenza. Per imparare a guardare bisogna saper davvero decodificare, superando i gratuiti giudizi discriminanti. Nel farsi uomo, Dio è venuto a portarci qualcosa di più, ad aprire l’esistenza ad un orizzonte più ampio rispetto alle futili preoccupazioni quotidiane che hanno sempre più il sapore della disumanità.
Le massificanti culture contemporanee stanno svuotando il significato antropologico del “discernimento” tanto invocato da papa Francesco, per riuscire a risolvere le nuove questioni della Chiesa e del mondo evitando affrettate, scontate e vecchie risposte. L’autentico discernimento non provoca divisioni tra credenti e non credenti, ma tra persone morali e immorali, tra chi promuove il bene comune e chi semina paura provocando solo divisioni. Si fa urgente, nell’attuale mutamento epocale, iniziare la riforma interna alla Chiesa partendo dal recupero del rapporto con se stessi in relazione a Cristo e in comunione con il successore di Pietro.
Papa Francesco esorta il rinnovamento attraverso un magistero sociale che susciti prima di tutto la riforma del cuore, ricucendo le relazioni infrante tra le persone, tra i popoli con le loro culture, con la natura e con Dio. Ecco dunque l’invito a rendere la Chiesa meno intessuta di burocrazie, di superbe dottrine e meno strutturata come monarchia assoluta. Una Chiesa che sappia mettersi in dialogo per essere comunità prossima agli uomini e alle donne del mondo contemporaneo al di là delle frontiere confessionali, riconoscendo che tutti, reciprocamente, hanno doni da portare e insegnamenti da offrire per suscitare una sollecita attenzione al bene comune.
Nello scenario che brama la fuoriuscita di papa Francesco, troppo impegnato sui versanti della giustizia sociale e di un’economia troppo vigile sui problemi ambientali, l’affermarsi di movimenti sovranisti e populisti in Europa orientale ed occidentale, come anche negli Stati Uniti, è un attacco allo sguardo di “bene comune” e di comprensione del problema delle migrazioni. Gli avversari del Papa, infatti, sono arroccati sull’idea di una Chiesa dottrinaria, dogmatica e clericale, che si considera una roccaforte in lotta con il mondo, depositaria di una spiritualità superiore, per la quale i diversamente credenti sono persone a cui “manca qualcosa”.
Il desiderio di papa Francesco è di una Chiesa ricca di «uomini e donne di compassione, toccati dalla vita oppressa di molti, dalle schiavitù di oggi, dalle piaghe sociali, dalle violenze, dalle guerre e dalle enormi ingiustizie subite da tanti poveri che vivono sulle sponde di questo “mare comune”». Una Chiesa pronta a decentrare lo sguardo da se stessa per possedere lo sguardo di Gesù con il suo Vangelo. Una Chiesa squisitamente sinodale, i cui fedeli si riconoscono non soltanto perché la frequentano per la ricezione dei sacramenti, ma in quanto testimoni gioiosi e contagiosi del messaggio di Cristo e che vengono a loro volta coinvolti nelle decisioni, «perché anche il gregge sa indicare la direzione giusta».
Una Chiesa che sappia acquisire il coraggio di innovarsi uscendo dai rimpianti nostalgici di un «si è sempre fatto così», che sappia investire energie e risorse nella formazione alla cittadinanza per rafforzare la democrazia politica e promuovere le organizzazioni sociali nella ricerca del bene comune, arginando così le drammatiche conseguenze delle diverse forme del neoliberalismo, del fondamentalismo e del populismo.
L’assenza del discernimento, soffocando l’uomo e sottraendogli tutto, annulla quel principio di umanità e, non solo si diventa cattivi, ma si diventa follemente disumani. La vertiginosa compassione di Dio che assume la carne umana fino a servire l’umanità stessa nel dono totale di sé, rivela la vera essenza dell’amore fino a farne desiderare nell’uomo la perfetta configurazione. Papa Francesco invoca che ogni persona faccia viva esperienza dell’incontro con Gesù e, cambiando radicalmente la vita, possa deporre per il “prendersi a cuore” dell’esistenza degli altri.

di Nicola Felice Abbattista