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Molfetta: l’attenzione agli “equilibristi”

Il morso del Covid. Viaggio nelle Caritas cittadine/4

Si conclude con Molfetta il viaggio tra le Caritas cittadine (partito da Ruvo, poi Terlizzi, Giovinazzo) per fare memoria di quello che è stato durante il lockdown, ma anche delle esigenze attuali per le quali serve ancora la nostra solidarietà.

La sede della Caritas cittadina di Molfetta, in piazza Municipio

“Una nuova categoria, quella degli equilibristi, il cui nome è stata coniato dalla Caritas. Quelli cioè che vivono giusto con lo stipendio, senza poter mettere nulla da parte, ma con dignità. Nel periodo Covid si sono ritrovati senza alcun reddito e senza risparmi, quindi sono caduti nel baratro”. Ce ne parla Maria Patruno, coordinatrice Caritas di Molfetta, in questa ultima tappa del viaggio fra le Caritas cittadine, per fare memoria del tempo appena vissuto. Per loro è stato molto più difficile affrontare l’emergenza che non per quanti solitamente vivono di espedienti e sono più pronti ad affrontare la precarietà. “Queste famiglie si sono trovate sprovviste di qualsiasi tipo di rete sociale, almeno fino a quando è arrivata la cassa integrazione o gli altri sostegni statali, giunti in ritardo e in misura non sufficiente a soddisfare le utenze e gli affitti accumulati. E l’emergenza continua ancora perché alcune attività sono tuttora in bilico”. Del resto questa tipologia di famiglie non conosce nemmeno le opportunità attivate dal Governo ed è stato anche nostro impegno aiutarle nella informazione e nell’espletamento delle domande”. C’è anche da dire che, considerato il reddito del 2018, le stesse non avrebbero avuto diritto agli aiuti, quindi è toccato alla Caritas fare molto per non far mancare il necessario.

“Durante l’emergenza ci siamo mossi di continuo, in collaborazione col Comune, al punto di non avere modo di registrare gli interventi effettuati; da poco ho ripreso gli appunti e ho calcolato che quasi 70 famiglie nuove si sono rivolte da noi per ricevere aiuto nel pagamento di affitti e bollette, altre 50 per buoni spesa, da aggiungere poi tutti i pacchi distribuiti dalle parrocchie”.  “Una situazione emblematica tra le tante affrontate – racconta ancora Maria, che con il direttore don Cesare Pisani ha garantito la presenza nel centro di ascolto di Piazza Municipio per tutto il lockdown –, quella di una signora che non ha mai avuto bisogno di nulla, proprietaria di una casa che ha ereditato e venduto per poter aprire un’attività commerciale proprio poco prima del lockdown. Purtroppo le cose sono andate come sappiamo e tutto il capitale è andato in fumo, non avendo altra fonte di reddito e alcun beneficio governativo (in quanto aveva un alto ISEE 2018). Cosa potevo fare io? Purtroppo nulla, se non piccoli aiuti. Queste situazioni mi lasciano impotente”.

La distribuzione degli alimenti è stata fatta, come già detto, tramite le parrocchie, realtà territoriali che sono foraggiate dalla Caritas diocesana, organizzazione capofila degli aiuti alimentari del programma FEAD (Fondo di aiuti europei agli indigenti). “Noi Caritas cittadina ci siamo occupati invece della distribuzione di buoni spesa, circa 5000 euro in buoni da 5, 20 e 25 euro (quelli da 20 euro erano finanziati dal Comune, ancora oggi sono disponibili i buoni che costituiscono una modalità di aiuto più soft rispetto al pacco di alimenti) e pagamenti di utenze, affitti e rate mutui per altri 11.500 euro, di cui 9000 sono state le donazioni e il resto fondi della Caritas diocesana (8xMille)”.

Gli interventi vengono effettuati sempre in sintonia con le parrocchie in modo da coordinarli nel rispetto della dignità delle persone. “A volte mi chiamano dai Servizi sociali perché il Comune non può fornire aiuti, come le bollette, e noi interveniamo, e c’è una bella sinergia anche con i Servizi sociali”. La Carità non va in vacanza, quindi pur dovendo rallentare i ritmi, il telefono della Caritas di Molfetta è sempre attivo e gli interventi si continuerà a farli su appuntamento”.

Accanto alla Caritas va menzionato il grande lavoro fatto dal Social Market Solidale, “dove – ci dice Graziano Salvemini – durante il lock down, si sono rivolti 100 nuclei famigliari oltre i 160 già utenti; in questo periodo sono invece circa 200 le famiglie aiutate e da 20 a 30 al mese le telefonate giunte per richieste di aiuto. Soprattutto c’è bisogno di liquidità per mutui, affitti, utenze”. Graziano aggiunge che fra le tipologie di persone che si sono rivolte al SMS ci sono stati i commercianti, anche quelli della zona centrale della città, per cui dietro le vetrine luminose dei negozi si nascondono storie di vita non semplici”.

Grande il lavoro fatto tra Comune, Caritas, SMS, Auser, Misericordie e altre realtà, di cui tutta la città deve essere grata. Non può cadere nell’oblìo il prezioso servizio svolto con generosità.

Nel quadro dell’attività Caritas a Molfetta è di grande rilevanza la mensa della Casa della Misericordia, della parrocchia San Domenico, diventata proprio dal periodo Covid mensa unica, quindi accogliendo coloro che ne fruivano presso Casa Accoglienza “don Tonino Bello” di Via Pisacane (di cui parleremo in un altro articolo). Da 30 a 37 presenze giornaliere, soprattutto a pranzo, per un totale di circa 1800 pasti dal 9 marzo al 4 maggio scorsi. La mensa Caritas ha visto il concorso di tante realtà che hanno donato alimenti: dagli stessi parrocchiani  e dalle associazioni di San Domenico, ai supermercati, al Comune (con i buoni pasto) alle Confraternite di S. Stefano e della Morte. Una gara di solidarietà che ha commosso. La mensa, in via Ten. Ragno 62 a Molfetta è aperta anche in questo periodo ferragostano perché la carità non va in ferie.

L’esigenza attuale? Anche Maria Patruno conferma quanto detto da Graziano Salvemini, la necessità di offerte in denaro. Perché non praticare “l’affitto o la bolletta sospesa”, cioè farsi carico di qualche bolletta o mensilità di affitto (mediamente fra 200 e 500 euro) di chi non può proprio pagare? Chissà che nel budget destinato alle meritate vacanze ferragostane non possa rientrare anche questo segno di condivisione semplice e concreta. Poi c’è la grande domanda di lavoro, l’appello è quindi a chi può dare qualsiasi forma di lavoro. Il numero di telefono della Caritas cittadina molfettese è 3246855027.

“Aggiungo – conclude Maria – l’esigenza che i giovani si avvicinino al servizio della Caritas che, purtroppo, è affidato ad adulti e adultissimi”.

di Luigi Sparapano