Domenica 15 novembre IV Giornata Mondiale dei Poveri

Poveri e pandemia

Sono 4 milioni i poveri in Italia, a causa dell'impatto della pandemia

Si terrà domenica 15 novembre la IV Giornata Mondiale dei Poveri. Quest’anno, nel suo messaggio “Tendi la mano al povero”, papa Francesco fa riferimento al libro del Siracide (Antico Testamento), in cui un saggio dice: «Non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Nelle malattie e nella povertà confida in lui. Affidati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui. Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia e non deviate, per non cadere».

Sono 4 milioni le persone in Italia che si stanno rivolgendo alle mense o alle parrocchie per pacchi alimentari, a seguito dell’inasprirsi della situazione socio-economica legata all’emergenza sanitaria. Sono i dati di un’analisi Coldiretti, in seguito all’ultimo Dpcm, in relazione alle richieste degli Enti impegnati nel volontariato (che registrano un aumento anche del 40%).

I nuovi poveri includono quanti hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani, i lavoratori precari che non possono beneficiare neppure di sussidi o aiuti pubblici. Chiaramente la situazione più grave riguarda il Meridione (particolarmente Campania, Calabria e Sicilia).
A livello locale, attraverso il “viaggio” tra centri Caritas cittadini e non solo, abbiamo avuto occasione di toccare con mano la situazione anche nelle nostre città, dove le difficoltà maggiori riguardano la mancanza di lavoro, la povertà abitativa, l’assenza di reti familiari. L’incremento di richieste di aiuto innesca comunque una maggiore sensibilità e iniziative di solidarietà, tanto che 4 italiani su 10 sostengono azioni solidali con donazioni o pacchi alimentari.

Stiamo vivendo un periodo di prova, anche i credenti cominciano ad avere esitazioni, a perdere la speranza, a confidare meno nella fede. Ma il Papa ci esorta a non abbandonarci alla tentazione di voler prendere le distanze e di allontanarci da Dio.
Ciascuno di noi si sta scoprendo debole e manchevole, ciò significa che ognuno è al tempo stesso richiedente aiuto e donatore di bene. Questo è  il momento di credere nella reciprocità dell’amore, delle attenzioni, della cura. Quando incontriamo un povero, un bisognoso, non possiamo restare indifferenti; sempre siamo in qualche modo sollecitati e anche quando ci sentiamo incapaci di alleviare dolore e sofferenze, abbiamo sempre qualcosa da offrire, fosse anche la sola comprensione o la condivisione di un disagio.

Papa Francesco ci invita a tendere la mano per scoprirci o riscoprirci capaci di amore, di gesti che danno senso alla vita. Quel «tendere la mano è un segno: un segno che richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, all’amore. In questi mesi, nei quali il mondo intero è stato come sopraffatto da un virus che ha portato dolore e morte, sconforto e smarrimento, quante mani tese abbiamo potuto vedere! (…) Questa pandemia è giunta all’improvviso e ci ha colto impreparati, lasciando un grande senso di disorientamento e impotenza. La mano tesa verso il povero, tuttavia, non è giunta improvvisa. Essa, piuttosto, offre la testimonianza di come ci si prepara a riconoscere il povero per sostenerlo nel tempo della necessità. Non ci si improvvisa strumenti di misericordia. È necessario un allenamento quotidiano, che parte dalla consapevolezza di quanto noi per primi abbiamo bisogno di una mano tesa verso di noi.»

Nel mondo, a causa del Covid, milioni di bambini (residenti nelle aree più tormentate da guerre e conflitti) non possono accedere alle vaccinazioni per malattie come morbillo, poliomielite, colera, polmonite, febbre gialla e difterite. Il rapporto di Save the Children riporta che 80 milioni di bambini sotto 1 anno di età rischiano la vita, perché in questi mesi sono stati sospesi i programmi di immunizzazione in più di 60 Paesi. Anche la povertà sanitaria è un’urgenza di questi tempi di pandemia.

C’è un’umanità sofferente, che necessita delle attenzioni di tutti, della mano tesa di ciascuno, senza individualismi e resistenze.

Susanna M. de Candia