Un viaggio in quattro tappe, nelle Caritas cittadine, per fare memoria di quanto vissuto durante il lockdown e segnalare le attuali esigenze. Dopo la Caritas di Ruvo di Puglia, è la volta di Terlizzi. Nella settimana prossima andremo a Giovinazzo e Molfetta.
Sono in corso lavori di tinteggiatura e risistemazione a Casa S. Luisa, la sede della Caritas cittadina di Terlizzi, cuore locale della carità che non conosce distinzioni, che apre a tutti, che accoglie storie di vita, che tenta di offrire soluzioni, in molti casi le uniche possibili. Una rinfrescata ai muri, in questo inizio di agosto, parallela ad una meritata “rinfrescata” psicofisica ai sette volontari e operatori che, coordinati da Edgardo Bisceglia, responsabile cittadino e vicedirettore della Caritas diocesana, nel periodo dell’emergenza hanno dovuto esercitare un surplus di dedizione, di passione, di attenzione alla persona, di coinvolgimento emotivo, di cui essere profondamente grati. Incontro Tommaso Parisi e Nicla Tangari, due di loro, giovani protagonisti di un servizio prezioso che, per quanto silenzioso e discreto, merita di essere portato in luce. Perché il bene, come la lucerna evangelica, va messo in alto per fare luce ad altri.
“Durante il lockdown, per il 90% dei casi l’ascolto è stato telefonico, da mattino a sera, – dice Tommaso – per accogliere richieste di ogni tipo, cui seguiva la consegna a domicilio”. Quasi commovente immaginare la scena: al telefono o con whatsapp le persone aprivano il loro cuore e manifestavano i bisogni, anche inespressi, quindi i volontari, sfidando il rischio, mentre tutti erano rinchiusi in casa, si recavano a portare, col sorriso, quanto richiesto.
“La povertà a Terlizzi è cresciuta – aggiunge Nicla -, abbiamo conosciuto molte famiglie mai venute in Caritas”. E l’attuale situazione vede una fascia di persone tagliate fuori dalle diverse possibilità messe in campo: “Il morso del Covid ha lasciato il segno in molte famiglie rimaste senza lavoro o che avevano debiti già contratti in precedenza”.
La richiesta attuale prevalente è il lavoro e il sostegno nel pagamento delle utenze e degli affitti. Da qui l’appello che si leva da Casa S. Luisa a coloro che non vogliono mettere in vacanza la solidarietà: mentre chi potrà si recherà in luoghi di meritato risposo, per periodi lunghi o brevi che siano, molti altri staranno nelle proprie case a raschiare il fondo per far fronte a pagamenti indifferibili. I proprietari di case in fitto potrebbero condonare una o due mensilità, sapendo che gli affittuari versano in situazioni difficoltose? Chi ne avesse la possibilità potrebbe lasciare in Caritas l’equivalente di qualche bolletta “sospesa” da destinare a chi ne avesse bisogno? Il Papa ha più volte chiesto di esercitare la fantasia della carità e forse questo tempo ferragostano potrebbe essere un’occasione per farlo.
“Durante i mesi del Covid circa 150 persone (rappresentative di altrettante famiglie) si sono rivolte in Caritas, e di queste l’80% nuovi iscritti – continuano Nicla e Tommaso -, mentre sono una trentina le famiglie abitualmente seguite. Gli interventi effettuati sono stati 1000: consegnati pacchi alimentari, più volte anche alle stesse famiglie, sostegno al reddito, buoni spesa, assistenza farmaceutica e prodotti per neonati”. Un totale di circa 6000 euro di buoni (alimentari e farmaceutici) e 10000 euro per utenze e affitti, tutti fondi Caritas, soprattutto derivanti dall’8xMille e, in minor parte, da donazioni private.
Alle 150 famiglie aiutate a livello cittadino si aggiungono altre 75 prese in carico direttamente dalle parrocchie che hanno continuato a garantire i servizi essenziali con almeno un operatore a disposizione, nel rispetto delle norme anticovid, in costante relazione con il centro cittadino. Positivi i rapporti con Comune e Servizio Sociale, tanto che la Caritas è stata anche inclusa nel C.O.C. per la gestione di situazioni più complesse.
Lavoratori precari e stagionali, in particolare del settore ricettivo (bar, ristoranti…), agricolo e florovivaistico; poi c’è quella particolare fascia di persone impiegate nei servizi alla persona (badanti, collaboratrici domestiche…); queste le tipologie prevalenti di persone che si sono rivolte in Caritas; nei 150 nuclei assistiti c’è una media di due minori a famiglia, quindi si possono immaginare le necessità ulteriori a quelle alimentari. “Abbiamo provveduto al fabbisogno scolastico – ricorda Nicla – tramite buoni presso le cartolibrerie, mentre gli operatori del centro diurno per minori hanno continuato a seguire i bambini e, nell’atto di consegnare i pacchi spesa, si è colta l’opportunità di incontrarli di persona e tenere viva la relazione già esistente. Ovviamente per la didattica a distanza è stato necessario attivare numerose sim per connessione internet, o fornire il router a chi ne fosse sprovvisto”. È stata preziosa – aggiunge Tommaso – la segnalazione di alcune insegnanti che sapevano di famiglie in forte difficoltà ma che, per dignità, restavano chiuse con il loro disagio”. La Caritas terlizzese, inoltre, ha un protocollo di collaborazione con altre associazioni cittadine per la raccolta di alimenti, “spesa sospesa”, consegna a domicilio…
Ma non sempre la Caritas è riuscita nei suoi intenti. “Tra i vari casi affrontati – racconta amaramente Tommaso – emblematica la storia di un commerciante che si era rivolto sia ai Servizi sociali sia alla Caritas perché, avendo un esercizio (in altra città) e non potendo far fronte alle spese di affitto e ai debiti di avvio dell’attività, nonostante gli aiuti finanziari e anche di assistenza legale offerta da Caritas e il bonus alimenti dal Comune, ha ceduto ad altre pressioni. Lo scoraggiamento e il fiato sul collo che aveva da chissà chi, lo hanno indotto a svendere l’attività, arredi e licenza, per pochi euro offerti a cuor leggero. Una sconfitta umana e sociale che ha rivelato la presenza di persone pronte ad approfittare della disperazione degli altri.
C’è stata poi la situazione di un gruppo famigliare, due nuclei per 13 persone di cui 5 minori, già noti per altre vicende passate, originarie del brindisino ma residenti in Germania, che, tornate per via del blocco tedesco, si erano fermate nelle campagne tra Molfetta e Terlizzi, occupando una catapecchia fatta di lamiere, senza l’ombra di servizi igienici e senza acqua. Prima aiutati a Molfetta dalle suore, poi la Caritas terlizzese, in collaborazione con la parrocchia S. Gioacchino, si è preoccupata di fornire il servizio doccia e un sostanzioso sostegno alimentare quotidiano, oltre al reperimento di semplici mobili. “Il Servizio Sociale, raccogliendo la nostra segnalazione, ha scritto al Tribunale che ha emanato un provvedimento a tutela dei minori rimasto ineseguito per via della ferma opposizione dei genitori e per via della difficoltà ad intervenire in tempo di restrizioni Covid-19. Una difficile convivenza dei due nuclei ha portato alla loro separazione e, per fortuna, ricominciando a lavorare, si sono sistemati in semplici case, mentre la Caritas ha continuato a fornire il necessario, come anche il vestiario, grazie alla disponibilità delle parrocchie. “Una di quelle situazioni in cui ci siamo sentiti impotenti – aggiunge Nicla – per la presenza di minori e per il fatto che non fossero residenti quindi senza poter essere aiutati dal Comune”.
Il morso del Covid ha colpito in profondità anche a Terlizzi scatenando un’emergenza economico sociale, più che sanitaria, ma anche qui ci sono aspetti positivi. Ad esempio l’aver abbattuto il pregiudizio che la Caritas sia l’ultima spiaggia per i disperati, cosa di cui vergognarsi. “Parecchie persone hanno proprio detto il loro disagio e la vergogna iniziale, poi dopo è stata superata questa difficoltà. Anche la messaggistica istantanea è stata provvidenziale per superare lo scoglio del primo contatto e riuscire così a chiedere aiuto”.
Anche ad agosto è possibile donare o chiedere (il telefono sempre disponibile è 328 009 8985), con la consueta disponibilità di alcuni amici sorridenti che sanno mettersi con discrezione accanto a chi ne ha bisogno.
a cura di Luigi Sparapano