Luce e Vita - Attualità

Restiamo umani! L’accoglienza dei profughi a Terlizzi

Santa Maria della Stella

ucraini

Restiamo umani!

È l’imperativo della Comunità parrocchiale di Santa Maria della Stella dinanzi ad una guerra senza senso che vede gli uomini uccidersi a vicenda per interessi geopolitici ed economici.

ucrainiRestare umani significa essere solidali, aperti, accoglienti, tolleranti, mostrare coraggio, sensibilità, vicinanza, aprirsi alla speranza, ma per don Nino Prisciandaro e la sua nuova famiglia parrocchiale vuol dire soprattutto alzarsi al mattino presto, armarsi di scope, secchi e detersivi, ripulire la canonica, approntare i letti, appendere nell’armadio un cambio di vestiti puliti, riempire il frigo, preparare una torta di mele e accendere il camino in attesa di Tatiana, Nastya, Sueta, Vitali, Misha, Dima, gli ospiti che arrivano dalla guerra. Una giovanissima mamma con i suoi piccoli di 16, 10, 9, 5 e 3 anni, due femminucce e tre maschietti.

A sgranare il rosario insieme al parroco c’è una comunità che sembra essersi risvegliata da un lungo torpore, c’è la Caritas parrocchiale, c’è la Delegazione di Puglia e Lucania del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), c’è il Ser Molfetta, il Corpo Militare e il Cisom dello SMOM, c’è il 1º Circolo Didattico “Don Pietro Pappagallo” di Terlizzi che sembrano quasi far pareggiare i conti: accanto ai tanti misteri del dolore lasciano almeno intravedere quelli della luce, visto che per ora appaiono un miraggio quelli del gaudio e della gioia.

Così, mentre i misteri dolorosi raccontano di migliaia di vittime, di bambini chiusi per giorni nei bunker di Mariupol al buio, senza né cibo e né acqua, in attesa di corridoi umanitari che probabilmente non giungeranno mai; mentre i grani che scorrono tra le nostre mani e davanti ai nostri occhi ci riportano a distruzione, lacrime, sangue, vendette, ritorsioni, armi, sanzioni, a soldati che stramazzano sotto le bombe, a madri che fuggono con i loro figli,

certe “pazzie”, insiste con ogni mezzo nel ricordarci che il sentirci “Fratelli tutti” è l’unica arma possibile per la co – esistenza umana.

a bambini soli con un indirizzo scritto frettolosamente sul palmo della mano, a macerie su macerie, alla paura tra gli studenti già intontiti dal covid… all’improvviso, in una giovanissima comunità parrocchiale, in un quartiere periferico di un piccolo paese si iniziano a sgranare anche i misteri della luce: fioca, fievolissima rispetto all’immane tragedia, ma pur sempre capace di commuovere e muovere.

Si son mossi il Consolato Onorario di Moldova, con la Delegazione Pugliese e Lucana dell’Ordine di Malta  e il Ser Molfetta raggiungendo i rifugiati ucraini ammassati presso la frontiera Moldava nei centri di primo soccorso e nelle strutture di prima accoglienza, curando il loro trasferimento in Italia. Si è mossa la Parrocchia, si è mosso il 1º Circolo Didattico “Don Pietro Pappagallo” per organizzare al meglio l’accoglienza di una famiglia in fuga.

Sarà che un vescovo, venerabile e senza peli sulla lingua, non ha mai perso occasione per insegnarci non solo a gridare “pace” nelle marce e nei sit-in, ma a costruirla nella vita senza fare rumore.

Sarà che un uomo vestito di bianco e disposto a tutto dinanzi a

Sarà che un martire della nostra terra ha combattuto eroicamente la sua buona battaglia senza fare sconti “usque ad mortem”, cioè fino alla morte, ripudiando a chiare lettere la guerra come “inutile strage”.

Fatto sta che a Terlizzi, tra il proliferare di appelli, tra colombe e simboli arcobaleno, tra coscienze atrofizzate o peggio indifferenti, ci sono una Comunità, un Ordine e una Scuola che non si danno pace per la pace. Senza orpelli, senza retorica, senza bandiere.

Franca Maria Lorusso